Menti sveglie e vivaci, la sentite la chiamata?
Io la sento, sibila nell’aria come il razzo-missile di Ufo robot, ma arriva alle nostre orecchie disarmata.
Nonostante tutto.
Nonostante tutto, perché noi menti sveglie e vivaci crediamo nella pace e nella democrazia anche (e soprattutto) quando queste sono in pericolo.
E oggi – adesso – lo sono.
Non ci nascondiamo più dietro un dito.

Abbiamo fatto finta di ignorare i segnali preoccupanti per tutti questi mesi lunghi e difficili: abbiamo mandato giù, giustamente e con cognizione di causa – non si dica che l’abbiamo fatto in maniera passiva – i coprifuoco, le auto della protezione civile con i megafoni che spandevano nell’aria scie di panico per non lasciarci distrarre dalla gravità delle situazione; abbiamo accettato addirittura i delatori, quelli che denunciavano il vicino persino se era andato a correre da solo al parco, figurarsi se invitava un paio di amici a casa. Non abbiamo battuto ciglio perché abbiamo capito che era necessario: abbiamo letto, ci siamo informati, abbiamo cercato di comprendere meglio la reale pericolosità del virus e delle nostre azioni quotidiane, se e quanto mettevamo in pericolo le nostre vite e, soprattutto, quelle di chi era più debole di noi; abbiamo provato a spiegarci perché ci fossero negati dei diritti fondamentali, perché altrimenti sarebbe stato impossibile accettare di venirne privati.

Oggi, però, di fronte al più feroce e grave attacco a una consolidata democrazia occidentale – perché gli Stati Uniti continuano ad incensarsi come paladini della democrazia, anche se questa definizione fa storcere il naso a molti di noi – dobbiamo mantenere i sensi all’erta.
Non derubrichiamo quello che è accaduto ieri a una mandria di esaltati vestiti da pagliacci, perché non è stato così: ci sono state delle forze dell’ordine che, quando si tratta di bloccare una manifestazione di gente povera e disperata – meglio ancora se con la pelle un po’ meno pallida – non esita ad agghindarsi in assetto antisommossa e ieri, invece, hanno capitolato in un amen di fronte a un attacco al parlamento.
Suona terribile, detto così, vero?
Attacco al parlamento.
E le forze dell’ordine che lasciano fare.
Ripetetelo ad alta voce, e ditemi se non vi vengono i brividi.

Sto esagerando?
Forse.
Ma è bene mantenere i sensi all’erta, in questo periodo storico, perché basta un attimo per trovarsi i militari in casa. Basterà una qualsiasi emergenza, da oggi in poi, per giustificare un nuovo coprifuoco, i droni a sorvegliarci, la polizia nelle piazze, o per le strade a chiederti conto di dove stai andando, se non diciamo forte e chiaro che conosciamo i nostri diritti e non permetteremo
Mai
Di accantonarli un attimo senza il nostro consenso.
Non siamo né saremo mai negazionisti né complottisti, ma neanche dobbiamo accettare passivamente ogni attacco, ogni violazione dei diritti. Collaborare con le istituzioni è un bene; delegare a loro ogni decisione e accettarla seduti sul divano, storditi da una serie TV, non lo è.

Manlio Ranieri

Foto di copertina di Kendall Hoopes da Pexels

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