Sento Tala e le sue quattro zampe muoversi accompagnate dal sole di un mattino precoce e il mio corpo si srotola fuori da coperte, capelli, pigiama…una sveglia appena spenta, un silenzio davvero silenzio.

Anche se è domenica mi sono imposta una levataccia perché da quando siamo nelle nostre case in fuga dal virus cerco di uscire presto prima che aprano i negozi, prima che a qualcuno venga voglia di portare fuori il cane, prima che il numero di persone sveglie aumenti, prima che la mia ansia cresca tanto da farmi ricordare cosa sto vivendo.

Il mio cane ed io sopra una lingua asfaltata di auto immobili e attese di non si sa cosa. Sembra un’atmosfera da minuti prima di una festa a sorpresa, sembra che tutto sia impegnato a non far rumore, sembra ed è qualcosa che non ho mai vissuto…un’assenza totale di movimenti: non ci sono persone che camminano, non ci sono auto che sfrecciano, non ci sono voci che rendono l’aria indaffarata. Anzi, sembra che l’aria abbia improvvisamente tanto tempo libero, non deve più tenere a bada troppi suoni, troppe polveri sottili, troppi odori molesti e artificiali. E infatti l’aria sa di buono e sorride al vento giocandoci un po’, abbraccia un profumo di caffè lontano, insegue il volo di un assembramento di uccellini grassocci e poi si concentra su di me che cammino, su Tala che annusa. Ci siamo solo noi sull’asfalto e allora riceviamo regali di ossigeno buono, ispirazioni e racconti di storie e emozioni. L’aria è libera e felice in questi minuti, posso sentire il suo sollievo nel non doversi concentrare a cacciar via il virus da sé. Ci sono solo assembramenti di uccellini grassocci, assembramenti di foglie sui rami e giù fino a terra, assembramenti di luci di sole e di grigi di nuvole marzoline qua e là.

Il mio istante sta per terminare e sto per tornare a casa mentre il mio sguardo è attirato da un movimento improvviso. L’aria e il vento continuano a giocare in un crescendo di entusiasmo e, come due bambini euforici, gonfiano un piccolo guanto di gomma abbandonato nell’incrocio di strade addormentate. Il guanto prova a resistere rotolando goffamente e incrociando due dita come in un segno di scongiuro. Poi si arrende e si lascia spingere trasformandosi in una specie di ragno sghembo che si dirige verso di me.

Anche Tala l’ha visto e non so perché gli scodinzola. Io sorrido e lei scodinzola più forte. Il guanto si ferma, poi accelera e poi repentino cambia direzione, si solleva ma urta contro un muro e se fosse una mano sarebbe una frattura. Io rido. Tala scodinzola più forte. Il guanto ci stupisce con un volo carpiato da trapezista esperto e supera l’ostacolo ritrovandosi libero nel mare aperto della lingua asfaltata dove nessuno ha intenzione di catturarlo o schiacciarlo, nel mare aperto dove lo lascio sgambettare nella sua danza di ragno e nella musica di aria, vento, silenzio di umani e silenzio di virus.

Immagine: murale dello street artist Millo

 

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