In evidenza il capitano Aubrey (Russel Crowe) sul set di Master e Commander (2003, Peter Weir)

Racconto breve. Storia di incredibile genialità di Edgar Allan Poe. Unica prova letteraria di ampio respiro (l’unico “romanzo” di Poe, oltre ai racconti brevi e alla saggistica), esce nel 1838, è un’autentica storia di mare, intelligentissima nel cesellare nozioni specifiche del mondo marinaresco all’interno di un universo poetico di grande spessore. Leggere questo capolavoro è toccare con mano le visioni del mondo ottocentesche, la peculiare concezione anche del mondo conosciuto per l’epoca, le idee di uomo uomo di lettere che sposano elegantemente complicate e approfondite nozioni appartenenti ad un mondo estraneo a quello dello scrittore tipico; concezioni riguardanti svariate aree della conoscenza, dalla biologia, alla fisica, alla scienza delle costruzioni navali, alla fisiologia. Poe era un uomo di scienza, in senso ampio. Sia come fautore di quella “metrica perfetta” (filosofia della composizione) che caratterizza il testo letterario più efficace, sia conoscitore dei meccanismi di funzionamento del corpo umano (svariate le dimostrazioni di conoscenza approfondita della fisiologia), conoscitore degli animali, della fisica. La prosa costruita secondo le regole di “perché scrivere racconti brevi”, tiene il lettore incollato alle pagine, desideroso di sapere dove va a finire quel viaggio ai limiti dell’impossibile che è il gordon pym. La storia di un ragazzo di Nantucket desideroso di avventure che conoscerà a sua insaputa il lato oscuro dell’essere umano, fino a soluzioni estreme (come quella di lasciarsi andare ad atti di cannibalismo persino con i propri compagni di viaggio).  Il protagonista resterà stipato per diversi giorni all’interno della cala di un brigantino (la baleniera Grampus) vivendo il tempo in modo diverso da chi è sul ponte; ne perderà anzi la nozione procedendo tastoni nel buio, in uno stato di semincoscienza, arso dalla sete (situazione simile a quella di the pit and pendolum, 1842). Una volta fuori da sottocoperta assisterà ad un ammutinamento (con relative brutali uccisioni). Avrà la meglio sugli ammutinati, ma resterà in balia del mare e di strani incontri (come la nave popolata da soli cadaveri, morti forse in seguito ad un epidemia). Il brigantino attraverserà tempeste, e i suoi passeggeri proveranno i morsi della fame, della sete e il totale stordimento dovuto alla violenza degli eventi che li coinvolge. La seconda parte del racconto è dedicata all’esplorazione del Polo sud, e termina con la barca Jane (che ha raccolto i superstiti del Grampus), che viene risucchiata tra le acque fredde del polo, dove scompare il protagonista.

L’altra storia di mare è quella tratteggiata dal regista Peter Weir nel colossal Master e Commander. Seppur due tipi di opere differenti, il primo un racconto e il secondo un film, in entrambi è possibile constatare un’aria di famiglia in quanto capaci di farci vivere a pieno l’epoca descritta e le cose che accadono in essa. Protagonista è il capitano Jack Aubrey (interpretato da Russel Crowe) della nave Surprise e il contesto sono le guerre napoleoniche, tutto accade nel 1805. A contrastare il dominio delle flotte napoleoniche restano soltanto gli inglesi. Il compito della nave condotta da Aubrey è quella di bloccare il transito di una nave francese: L’acheron, per impedirle di portare la guerra nel Pacifico. Tutto il film ruota intorno a questo nome che spaventa ma al contempo incoraggia i soldati inglesi a mantenere alto l’onore della loro nazione. La ricostruzione dei costumi dell’epoca e degli ambienti sono eccellenti. Gli abiti degli ufficiali, i legni della nave, il chirurgo  e i suoi rudimentali “strumenti” del mestiere, tutto  è riprodotto alla perfezione. Tanto che la curiosità del chirurgo di bordo (che è anche un naturalista) per le tartarughe delle isole Galapagos fa pensare al viaggio del 1830 di Darwin a bordo del Beagle. Le tempeste che fanno rollare i legni dell’imbarcazione sono dipinti con la stessa maestria del Poe scrittore.

Giovanni Sacchitelli

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