Sono stanca quanto voi di continuare a guardarmi.

19 gennaio 1981 – Francesca Woodman dice addio alla vita

” Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate.”

Aveva solo 22 anni Francesca Woodman in quel gennaio del 1981 in cui si tolse la vita. Nel 1980 tentò per la prima volta di suicidarsi, ma venne salvata. Preoccupati, i genitori la invitarono a tornare a vivere da loro. Francesca entrò in terapia e le cose sembrarono migliorare. Ma la serenità non durò a lungo: il 19 gennaio si gettò dalla finestra di un loft, nell’East Side di New York.

In un campo
io sono l’assenza
di campo.
Questo è
sempre opportuno.
Dovunque sono
io sono ciò che manca.

Quando cammino
divido l’aria
e sempre
l’aria si fa avanti
per riempire gli spazi
che il mio corpo occupava.

Tutti abbiamo delle ragioni
per muoverci
io mi muovo
per tenere assieme le cose.

Mark Strand

La giovanissima donna, nemmeno ventenne, si chiama Francesca Woodman.

Foto

Nata in America nel 1958, figlia di artisti – padre pittore, madre ceramista – interessata alla fotografia sin da quando aveva tredici anni, si trova a Roma per seguire i corsi della Rhode Island School of Design. Non è il suo primo viaggio in Italia, dato che da piccola ha vissuto un anno a Firenze e soggiornato varie estati nella vicina Antella; ma quello che era nato come periodo di studio si tramuterà in un’esperienza artistica ben più importante, sia per lei che per coloro con cui strinse amicizia nella capitale.

Francesca Woodman è una delle figure più emblematiche dell’arte degli ultimi trent’anni, benché il suo percorso creativo si sia interrotto sul nascere. Dopo l’Italia infatti, e il diploma al RISD, la giovane fotografa si trasferisce a New York: nel gennaio del 1981, a 22 anni, meno di quattro anni dopo l’incontro con Casetti e pochi giorni dopo l’uscita del suo unico libro d’artista, Some Disordered Interior Geometries, si lancia dal tetto del palazzo in cui abita. Cinque anni dopo viene organizzata la sua prima mostra postuma, e presto la critica femminista del tempo si appropria della figura della giovanissima e geniale artista suicida – come feticcio ideale per un discorso critico incentrato sull’esposizione del corpo femminile nudo utile a decostruire lo sguardo maschile.

Fino all’ultimo ritroveremo sempre questi elementi, nelle moltissime fotografie scattate da Francesca: l’autoritratto; il corpo nascosto, mimetizzato; l’ostentazione della creazione dell’immagine. Lungo tutta la sua carriera fotografica c’è una coerenza tematica, stilistica e concettuale.
Ancora oggi, trent’anni dopo la sua morte, è una fotografa estremamente attuale.

Guardando le sue immagini viene da chiedersi cosa stia facendo: si nasconde? O cerca di esprimere quello che prova? O costruisce un mondo in cui il suo corpo si incastra alla perfezione?

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