Simone Tangolo è nato nel 1984 ed è cresciuto a Monteroni di Lecce, uno di quei paesi del Sud d’Italia in cui i ragazzi passano la maggior parte dell’adolescenza in bar e piazzette anonime, tra strade e stanze rattoppate da cui riesci a uscire solo se lo vuoi veramente. Ci vuole coraggio, costanza e tanta tanta volontà. Simone è uno che ce l’ha fatta! Affianca allo studio universitario (Beni Culturali dello Spettacolo) quello di vari strumenti musicali e si avvicina al teatro grazie a numerosi stage e laboratori presso i Cantieri Teatrali Koreja, Teatro Stabile d’Innovazione del Salento. Nel 2011 si diploma in recitazione presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Luca Ronconi e appena diplomato inizia a lavorare presso il Piccolo Teatro di Milano. Poi con la compagnia Idiot Savant (della quale è co-fondatore) recita in spettacoli quali “Shitz – pane amore e… salame –”, “Il Marito Smarrito”, “La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia”, “Il complesso di Telemaco”, “Il Mercante di Venezia”. Recita inoltre in “Il silenzio dei cassetti”, regia di Benedetto Sicca, “Il ratto d’Europa, “Istruzioni per non morire in pace” e “La classe operaia va in paradiso”, tutti per la regia di Claudio Longhi, “Romeo & Giulietta” e “Shi” per la regia di Cecilia Ligorio, “Rinaldo”, regia di Giorgio Sangati.  Nel 2015, infine, fonda il duo musicale Impermeabili insieme all’attore Beppe Salmetti con cui sta attualmente girando l’Italia per promuovere il loro primo disco Non ci siamo per nessuno.

Quali sono state le figure che hanno influenzato la tua curiosità artistica? C’è stato un evento che per primo ha acceso la miccia?

Senza dubbio i miei genitori sono state le mie prime figure inconsapevoli/consapevoli che mi hanno influenzato artisticamente, facendomi ascoltare ora una canzone di un cantautore ora facendomi apprezzare un determinato attore o parlandomi di filosofi, poeti, scrittori e sognatori di cui non sapevo nulla. Man man io ho approfondito la conoscenza di questi artisti che, a loro volta, mi hanno stimolato nella comprensione e nella ricerca di questa cosa tanto concreta ed effimera chiamata “arte”. Non ricordo un solo evento particolare che acceso la miccia ma potrei rispondere così: io piccolo e mio padre che accende il ceppo nel camino la vigilia di natale e mi racconta un suo ricordo d’infanzia. C’era tutta la vita in quel contesto. C’è ancora. 

Il teatro ad un certo punto è diventata la tua strada; come sei arrivato poi al mondo della canzone d’autore?

Credo siano tutte strade parallele che non portano ad un punto preciso ma ti permettono di fare un viaggio che ha senso o nel quale tu trovi un certo senso… è solo che ogni tanto si imbocca una strada piuttosto che un’altra, potrebbe essere una deviazione per un po’ di tragitto o invece per buona parte. Impossibile saperlo in anticipo. La parola cantata o parlata, forse, sono la stessa cosa. Come si fa a non dire che un bel concerto è teatro e uno spettacolo teatrale bello sembra cantato e il ritmo le parole e i movimenti degli attori musica? Quindi percorrere adesso anche la strada della canzone lo ritegno un percorso naturale, per quel che mi riguarda. 

Una volta mi hanno detto che ogni pubblico ha lo spettacolo che si merita; tu cosa ne pensi? 

 Domanda difficile! In generale penso che sapere esattamente a cosa vai incontro non è sempre un bene. Meglio lasciarsi sorprendere e non darsi troppe pacche sulle spalle. Lo so, sono un po’ ermetico… Ma ogni lettore ha l’intervista che si merita… voi cosa ne pensate?

Molti giovani vogliono svolgere la tua professione perché attratti dalla possibilità di raggiungere il successo – motivati più dal glamour che dal talento. Come si colloca un buon attore o un buon cantautore in questo trend?

Per rispondere posso fare un esempio con un attore famoso: Joaquin Phoenix. È sicuramente un personaggio glamour (specialmente in questo periodo con l’uscita di Joker, anche se io lo amavo già follemente da film come Vizio di forma, Her, ecc.) ma è, innanzitutto, un bravissimo attore. Dico “innanzitutto” immaginando (e sperando io da fan!) che per lui sia più importante recitare bene che comparire sulle copertine dei giornali o come testimonial per stilisti di fama mondiale e via dicendo… Se così non fosse, potrebbe essere ugualmente felice di essere ricco e famoso ma non un bravo attore. Come biasimarlo? La domanda banale è: cosa ti fa stare bene? Per essere ricco e famoso non c’è mestiere più sbagliato dell’attore. Sono pochissimi quelli che ci riescono. Non parliamo poi dell’attore di teatro. Praticamente non esistiamo per lo stato italiano, figuriamoci per il pubblico. Io so che vorrei sicuramente guadagnare bene e diventare sempre più bravo e fare un bel film con un grande regista. Concetti che possono tranquillamente escludere la “fama”. Se vuoi il glamour ci sono mille altri mestieri&affini molto più efficaci. E soprattutto lasci il posto a chi vuole farlo bene, prima di tutto. In questo senso lo sport è molto più selettivo… puoi essere anche brutto per i canoni estetici e avere avversari con molti più aiuti di te ma, se in campo batti tutti, vai avanti tu. Questo, purtroppo, non avviene in ambito artistico.

Insieme a Beppe Salmetti hai fondato il progetto musicale Impermeabili. Impermeabili a cosa?

Siamo impermeabili alle brutture di oggi ma ci lasciamo permeare dalla bellezza che arriva di tanto in tanto e proteggiamo quel che di buono ancora racchiudiamo sotto gli stessi. Li consigliamo a tutti. 

               

A giugno è uscito il vostro primo disco Non ci siamo per nessuno. All’interno io ci ho trovato personaggi immaginari, sipari e luci di scena, ironie eclettiche e momenti funambolici.  Cosa c’è di te stesso in tutto ciò? 

Tutto e niente come ogni buon romanzo. È autobiografico ma anche no, può essere successo davvero o no, possiamo averlo vissuto o visto dal vivo o inventato. 

Qual è la tua personale definizione di Poetastrico?

Quella di Jannacci, che ha detto che lui e i suoi cantautori colleghi non potevano dirsi poeti perché non avevano la levatura di Montale, Ungaretti… cioè i veri poeti. Loro al massimo potevano essere definiti “poetastri”. Noi non arriviamo a Jannacci, ovviamente. Magari. Però mi piaceva un sacco il termine, rende bene l’idea.

Da più di dieci anni ormai vivi a Milano. Cosa ti porti dietro della tua terra?

La capacità di adattamento e la nostalgia dei tramonti. E i taralli, le frise e un po’ di vino.

Qualche giorno fa hai ricevuto il premio Civilla Cultura proprio nella tua città. Cos’hai provato e cosa significa per te?

È stato davvero un onore. Un gesto d’amore. Ed è il mio primo premio in assoluto! Rappresenta, per me, un sorriso e un abbraccio di un amico o amica che mi conforta e mi ringrazia delle parole lanciate dalla gola nei palcoscenici, perché alcune si dissolvono nel vento e altre continuano a vibrare nell’aria.

Cosa sarà Simone Tangolo tra dieci anni?

Un panda, spero. 

Grazie Simone

 

impermeabili

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GenereMusica pop

Casa discograficaRAMO

AlbumNon Ci Siamo Per Nessuno

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