In evidenza: Giorgio de Chirico, Piazza Italia, 1913

Nel 1984 esce un album di Bowie chiamato Tonight, il testo (e il video) di loving the alien  invita così: believe  the strangest things loving the alien. (But if you pray all your sins are hooked upon the sky[…], And you’ll believe you’re loving the alien […]. Scritto in un periodo di miscredenza di Bowie, il testo è una critica alle credenze religiose e alla loro banalità) Amare gli alieni? Credere nelle cose più strane? (Pray and the heathen lie will disappear). Quello che voglio esporre in questo articolo è il legame tra alieno e alienazione. Alieno (dal lat. alienus «altrui») vuol dire diverso, e alienazione è il processo di diventare diversi da qualcosa. Filosoficamente, l’alienato è diventato deformato rispetto ad un modello di partenza normale. Come Chaplin in tempi moderni o come il doganiere in Non ci resta che piangere che ripete a prescindere chi siete, dove andate, si ma quanti siete? Un fiorino. Credere negli alieni (You pray til the break of dawn, Believing the strangest things, loving the alien) significa postulare l’esistenza di esseri diversi da noi stessi, spesso in negativo; l’alieno è il cattivo, l’essere disgustoso, il cinico, quello che rapisce, quello che viene sulla terra per rubare qualcosa o per rapire qualcuno. Il diverso è sempre pericoloso. Umberto Eco non a caso parlava di costruzione del nemico. L’alieno è cattivo ma anche brutto. Il tipico alieno ha delle fattezze strane e poco gradevoli alla vista. Solo ciò che è bello è anche buono (per i  greci: Kalòs kai agathòs). Se qualcosa diventa diverso da com’è in partenza, come il protagonista scrittore di Shining, allora è anche deformato nell’aspetto esteriore, quindi brutto. L’alieno è nella credenza popolare abitatore di regioni lontanissime, di colore verde, ipercivilizzato, si muove su dischi volanti, semina morte con i raggi x, non ha sentimento. Non provare sentimenti mi pare un collegamento necessario con l’alienazione moderna. Per inciso, Freud nel  Caso Dora (1905) parla di psicosi della massaia; questa patologia psichica di cui soffriva la madre della paziente, porta alla spersonalizzazione dei rapporti a al disinteresse per le questioni più intime degli figli. Psicosi della massaia = catena di montaggio in ambiente domestico. L’azione ripetitiva della catena di montaggio così come i compiti giornalieri della massaia, portano alla conseguenza di non provare sentimenti per i figli, e a non rendersene conto. L’alienato non ha coscienza del suo stato di diversità. Torniamo agli alieni. Filosoficamente ma anche scientificamente che esista una vita in tutto l’universo, considerato che la nostra è una galassia tra miliardi (2000 miliardi) è altamente probabile. Attenzione ai termini. Altamente probabile non vuol dire con certezza, anche se si tratta di miliardi di casi. E’ molto probabile che anche altri astri abbiano potuto contenere in sé i fattori generanti la vita, tuttavia questo non ci permette logicamente, se non con bassissime possibilità, di affermare l’esistenza di vite addirittura più evolute della nostra. Perché mai una vita extraterrestre avrebbe dovuto scegliere come mezzo di locomozione un astro volante? Concessa anche la forma circolare, cosa ci garantisce che loro abbiano avuto la nostra stessa evoluzione tecnologica? L’evoluzione avviene attraverso fattori accidentali, a meno che non postuliamo un disegno superiore; perché anche loro dovrebbero essere passati (come fu per noi per il primo volo dei fratelli Wright) dall’aeroplano al disco volante? Perché avrebbero dovuto pensare il computer? La forma bassa e verde può passare, del resto l’evoluzione nel pianeta x ha creato quella struttura, perché in quel pianeta (considerando la particolarità del pianeta terra e della sua atmosfera, temperatura) si sarebbero sviluppati più velocemente di noi? Nel 1897 esce un libro, war of worlds, di H.G.Wells. Qui gli alieni (i marziani) arrivano sulla terra (dopo averci studiati al microscopio) perché marte (in fase di raffreddamento) è diventata invivibile; sono di aspetto riprovevole e non ci pensano due volte ad incenerire l’ambasciata che si era avvicinata a loro per fare diplomazia. Alla fine dell’ottocento l’alieno è quello che ci ruba lo spazio vitale, è diverso ed è nemico.

L’extra-terrestre, così come l’extra-terreno, ha una dose elevata di fascinazione che nasce da un bisogno metafisico. L’istinto a cercare qualcosa al di là dei sensi nasce sempre da una mancanza nel mondo terreno. Il senso di impotenza spinge a idealizzare la presenza di qualcosa di onni-potente (onni-sciente, onni-presente) che possa salvarci dall’assalto dei prepotenti. È molto intrigante credere nell’esistenza dei dischi volanti e ancora di più è credere che gli avvistamenti siano veri. Le astronavi, nome che in sé contiene una contraddizione e un errore morale di fondo: a) le navi vanno in mare b) non c’è nessun legame logico certo che anche per gli alieni si sia passato dalla navigazione al trasporto aereo (prima nella loro atmosfera, poi nell’etere). L’alieno è una costruzione di chi ha bisogno di quell’idea. E’ una teorizzazione sovrastrutturale che nasce da una struttura distorta. Probabilmente, annoiati dal loro vivere quotidiano gli esseri umani credono in civiltà avanzatissime e arrivano così lontano nelle loro fantasie, che creano delle aree apposite (area 51) in cui ci sono cose segrete. Cose che nessuno può sapere, alieni dissezionati, messaggi tradotti. Quando la realtà è quello che è, volgare e prosaica, cosa c’è di più bello che credere nei marziani? O nei seleniti?. L’alieno è l’uomo-alienato. L’uomo deformato, che po’ essere a) meglio di noi b) peggio. Perché mai una forma di vita aliena deve aver seguito lo sviluppo evolutivo dell’uomo ed avere arti (se pur corti) e gambe (zampe)? L’alieno è l’uomo deformato.

 Giovanni Sacchitelli

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