Le parole sono importanti.
Ce lo ha detto molto chiaro Nanni Moretti per la prima volta, probabilmente. Grazie.
Ci voleva un messaggio chiaro, chiarissimo, senza giri di parole.

E anche due sberle alla biondina.

Una frase come questa possiede un ritmo e una vita propri. Vien voglia di scriverla su una candida vecchia parete in una strada di periferia, affidandola ad una delle coraggiose  bambine di Banksy per renderla assoluta.
Qualcuno per protestare potrebbe aver voglia di replicare “i silenzi sono importanti”.

Sine. Bravo. Bis.

E chi lo mette in dubbio, secchioncello?
Il silenzio, però, è bello quando diventa una scelta, una frequentazione consapevole dell’animo. Un certo tipo di ascolto. Nel momento in cui diventa una condanna, beh. E’ davvero una brutta gatta da pelare. Ma perché si devono pelare le gatte? Sono così morbide. Poi hanno freddo e miagolano disturbando i vicini che c’hanno sempre l’erba più verde. Secchioncelli anche loro.
Insomma, che ci facciamo con le parole?
Nei nostri giorni ci sono tantissime microscelte che possiamo fare riguardo alle parole. Le parole sono una novità. Sono una opportunità. Sceglierle, adornarle di gentilezza, canticchiarle, scriverle (correttamente), piegarle in un aereoplano di carta e farle volare per un po’. Attaccare ad esse belle intenzioni  per farle svolazzare nelle nostre relazioni come il bucato quando il vento viene da Nord. Chiediamoci se sia sempre necessaria una risposta alle parole che diciamo, se possiamo liberare le nostre parole dalle aspettative di ciò che desideriamo ci venga detto. Non possiamo dircelo da soli? Scrivercelo? Forse una delle chiavi del vivere sereno è proprio questa. Liberarsi dell’attesa di una risposta per inventarla, nel caso.

Perché a volte le parole ci tocca inventarle, pur di dare un nome o un senso alle cose.

Sono malata.
È la smania delle parole non dette.
Nello sterno si crea quel vuoto di bolle che scoppiano sgraziate.
È uno spazio sinistro che si sposta nella gola e nell’utero senza bambino.
Si sparge sulle spalle, soffia gelido e poi va in quell’angolo di collo dietro l’immaginario pendente che le donne scoprono apposta e segretamente, e Marilyn bagna di Chanel. 
Sai che ha abitato le pazze, le streghe, le isteriche, le scomunicate, le regine sole, certe puttane, le picchiate, le donne nei campi e nei rifugi antiatomici.
È il desermo.
È il vuoto di parole.
Il desermo colpisce chi le vuole e non le ha.
Chi le ha avute per un po’ e ora non le ha più.
Non le avrà mai.
Il desermo carica di angoscia tutte le parole che vai immaginando.
Disarma davanti al deserto di parole e ti fa giacere finita, silente e malata.
Finchè non prendi una penna in mano.

Non pensiamo alle parole come nemiche. Sono preziose alleate che sanno costruire. Affidiamo a noi stessi la missione di sceglierle, di frequentare quelle altrui, di innalzarle di bellezza, di adornarle con la forza giusta in tutte le nostre relazioni.
Un bel mese di parole splendenti per tutti voi, vivaci.

 

Unisciti al nostro gruppo su Facebook !

Total
45
Shares

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*