In evidenza: Susan Lawrence (Elizabeth Perkins)  e Josh Baskin (Tom Hanks)

Tra i vari film degli anni ottanta, prima di tutti quelli di Tom Hanks (L’umoristico  Casa dolce casa, 1986), uno risalta più degli altri relativamente al tema del divenire adulti e del raggiungere la maggiore età; Big, del 1988, con protagonisti Tom Hanks e Elizabeth Perkins nei panni di un ragazzino (dodici anni, di Cliffside park, New Jersey) che per l’alchimia occulta di un’attrazione al Luna Park (Zoltar, playland a New York) diventa magicamente Big (e sul senso di questo termine indagherò dopo) e una dipendente di un’azienda (MacMillian Toy company) rossa di capelli, bella, non particolarmente brillante, esperta dell’arte della seduzione. Per quanto riguarda il tema propriamente del divenire adulto penso ad esempio a riproduzioni italiane (Da Grande, Renato Pozzetto, 1987) la regia di Penny Marshall, non vede rivali. Questo, per una serie di motivi. Il release del 3 Giugno 1988 ci regala un film decisamente cult [il cult: ricordo improvviso di noi millennial per le cose belle del passato] affresco colorato e pastello degli anni ottanta. Ambientato a New york e Cliffside park, Big ci restituisce a noi millennial  i modi tranquilli, solari, sereni della civiltà di tre decenni fa. Il mondo cambia e così la percezione delle abitudini, dei valori e delle architetture, sia sociali che fisiche; tutto ciò con un orientamento in peius, almeno dalla fine degli anni novanta in poi. Tom hanks, che all’epoca di Big, aveva trenta anni, era visto come il miglior interprete dello humor (come in Casa dolce Casa) non poteva che l’attore più adatto ad interpretare un uomo-bambino in un prodotto cinematografico dall’aria adolescenziale e giocosa. Più avanti, negli anni novanta di Insonnia  d’amore (1993)  e C’è posta per te (1998), sarebbe diventato il partner misterioso del primo e del secondo. Sam Baldwin, che contatta la classica Meg Ryan, gioco simile all’amore informatico di you’ve got a mail for you. Tom Hanks, insomma era un bravo attore. Big, come dicevo pocanzi,  va apprezzato per un aspetto formale, la fotografia (direzione magistrale della fotografia di Barry Sonnefeld) e per aspetti contenutistici relativi al passaggio da una fase infantile o adolescenziale a quella cosidetta matura. Big, in inglese vuol dire semplicemente grande. Grande da un punto di  vista fisico, Josh Baskin, diventa grande, ma non grande dentro. Per effetto di un’attrazione in un Luna park (tipica ambientazione 80s) esprime il  desiderio di diventare adulto ed il desiderio viene esaudito. Si sveglia la mattina adulto, ma soltanto nella forma esterna, dentro è sempre lo stesso ragazzino. Spaventato dalle forme dell’età adulta, comunica la notizia all’amico del cuore (Billy) e decide di stare fuori fino a che potrà  ritornare nel parco e riesaudire il desiderio. Trovandosi  fuori città e non sapendo cosa fare, decide di trovarsi un lavoro. Supera il colloquio presso la MacMillian toy company che produce giocattoli, come esperto di computer. Josh è il tipico adolescente dipedente dal personal computer. La direzione tuttavia si accorge di un fattore strano, ovvero la sua capacità di giudicare il successo e l’efficienza dei giocattoli; viene così assunto a giocare. Il suo lavoro consiste nel provare i giochi e valutarne appetibilità sul mercato. Ritornando a  prima, Josh è un Grande, con una mente da ragazzino, qui la simmetria con il nome del  film è evidente. Tuttavia, c’è un’altra simmetria  ed è quella che consegue dal paragone tra Josh e i suoi colleghi di lavoro, rifrazione del rapporto amoroso che Josh intrattiene con Susan. Tu mi piaci, voglio passare la notte, con te [I mean, I like you, I want to spend the night with you], l’amore dichiarato, come sua consuetudine, perché così si fa tra grandi, da Susan al piccolo-grande Josh. Susan nota qualcosa di strano in Josh, è stranamente corretto e rispettoso dell’amicizia, questo fa di lui il vero Grande tra i piccoli, tra gli adulti. Ecco la seconda simmetria. In carriera, innamorato e rispettato dai colleghi, è indeciso se ritornare alla sua vita da adolescente o se restare grande. Ritornerà da Zoltar, per ritornare bambino, perché così è meglio.

 Giovanni Sacchitelli

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