Vi è mai capitato che una poesia cambiasse il corso della vostra giornata o incidesse su una scelta importante?

Se la risposta è affermativa è possibile che vi siate trovate/i a riflettere sul potere della parola. E altresì probabile che abbiate considerato quanto la poesia, che le parole sublima, conti e abbia un ascendente sulla qualità della vostra vita.

Da qualche tempo, in una pausa dalla socialità, dalle serie tv e dai romanzi, sono tornata al rituale dei versi capaci di cullare l’anima verso una nuvola di sogni ancestrali.

 Nutrire l’anima

Così come un’epifania mi è capitata fra le mani la raccolta di Franco Arminio “Cedi la strada agli alberi” (edizioni Chiarelettere) divenuta caso editoriale per le migliaia di copie vendute (15.000 circa e il numero continua a crescere).

 I versi fulminanti del poeta paesologo mi hanno catturata dal primo istante, facendomi riflettere su quanto la poesia possa davvero incidere sulla nostra quotidianità e di come possa riportare a quello stato di grazia e armonia con i luoghi, le persone e l’universo.

Poi ancora un’illuminazione: la scoperta che Arminio, l’autore in cui mi ero tuffata, a distanza di poche settimane avrebbe tenuto uno spettacolo nella mia città. Il che mi ha indotto a pensare alle congiunture astrali, alle quadrature cosmiche che in certi momenti ci portano i doni più preziosi.

La buona novella, per tutti gli appassionati e neofiti della poesia ‘arminiana’ l’ha portata la squadra di INDIEsposizioni che domenica 3 febbraio, alle 21, ha invitato Franco Arminio e il cantautore nocese Enantino a esibirsi sul palco del teatro Rossini di Gioia del Colle. La rassegna, ideata dall’associazione Ombre per promuovere la cultura indipendente in contesti alternativi, apre la nuova stagione con tre spettacoli che a partire dal 3 febbraio porterà nel teatro pugliese oltre ad Arminio ed Enantino anche Colapesce (il 15 marzo) e Paolo Benvegnù (12 aprile).

Seguendo il flusso di connessioni positive ho provato a contattare il poeta per una chiacchierata e lui si è donato con la disponibilità e il candore di un uomo d’altri tempi e d’altri luoghi.

Franco Arminio vive a Bisaccia, un piccolo borgo in Irpinia. Ha pubblicato oltre venti libri tra cui le ultime due raccolte “ Cedi la strada agli alberi” e “Resteranno i canti” (edizione Bompiani 2018). Come paesologo scrive su quotidiani e in rete in difesa dei piccoli paesi, ha ideato la Casa della Paesologia a Trevico e Il festival La luna e i calanchi ad Aliano. È uno di quegli autori che rivela l’indirizzo mail sull’aletta posteriore della copertina perché è convinto che: “La poesia è vera quando stringe la mano al lettore non agli altri poeti”.

Due chiacchiere con Franco Arminio

Dopo le presentazioni e le riverenze del caso abbiamo parlato dello spettacolo che terrà il 3 febbraio al Rossini di Gioia del Colle insieme al musicista Enantino e ha raccontato: “Ho scoperto Enantino grazie a mio figlio Manfredi che con la sua band ripropone uno dei suoi pezzi  più noti ‘ L’amiche mi è ricchione’. Non ci siamo mai frequentati prima. Così com’ è successo con altri artisti come Rocco Papaleo e Brunori Sas si va per assonanze, improvvisando. Non c’è nulla di preparato, ci ritroveremo il 3 febbraio. Questo spettacolo è un atto unico fatto di poesia e canzoni proposto solo per INDIEsposizioni”.

Enantino è un personaggio mitologico della musica pugliese, il folk singer della Murgia che per anni ha tenuto nascosta la sua identità, quasi fosse l’antesignano di artisti come Miss Keta e Liberato che hanno fatto della loro identità segreta una fenomenologia. Di lui Arminio dice sorridendo “Ci siamo incrociati ma mai frequentati. Il mistero dell’identità è una sua libera scelta. Credo sia un musicista Innocente”.

Sul successo editoriale e sulla possibilità che le sue parole riescano a colmare un vuoto spirituale risponde: “Azzardo un tono precettistico, affidabile, credo sia per questo che la mia poesia arriva, è diretta. C’è un bisogno di poesia e di sacro che negli ultimi anni è stato trascurato. La poesia è un gesto solitario ma è anche un gioco che muove dall’interno verso l’esterno alla ricerca di strade comunitarie. La sua corda lirica, notturna fa si che il lettore sia accompagnato e cullato come dal mare”.

Riguardo al ruolo della poesia nella società contemporanea in cui la parola ha ceduto il passo alle immagini, alla sovraesposizione social-mediatica, ai rapporti liquidi che si dissolvono in poche battute, afferma: “La poesia è un farmaco con un principio attivo in alta concentrazione. Più la parola sbiadisce più c’è bisogno di poesia. Credo sia la medicina contro questa malattia del nostro tempo che mi sono inventato, l’’autismo corale’: siamo tutti insieme ma ognuno sta per conto suo. E’ difficile cercare comunione vera con gli altri ma il nostro compito di poeti dev’essere costruire strade comunitarie, uscendo dai circoli letterari in cui spesso si rifugiano i poeti e gli intellettuali”.

Infine ho chiesto al poeta un consiglio su come preservare lo spirito vivace che risiede in ognuna/o di noi: “È importante parlare con la propria vivacità come con le proprie ansie. Accoglierla. Bisogna fare manutenzione della propria vivacità e non avere paura di risplendere. La vivacità è un moto che tende verso l’esterno. È necessario privilegiare i moti espansivi. E agire. Fare. Fare delle cose, sempre”.

C’è tantissimo da scoprire su Franco Armonio perché non è solo un poeta che ha tanto da scrivere ma è soprattutto un uomo che ha tanta umanità e profondità da condividere.

Perciò cari spiriti vivaci,  spero di avervi incuriosito con questa imbeccata e che cerchiate di più.  Il consiglio amorevole è di regalarvi attimi di levità non mancando all’appuntamento il 3 febbraio per affacciarvi sul meraviglioso universo poetico che Arminio ed Enantino imbastiranno per tutti noi.

Intanto vi lascio con un dono, con un inno rivoluzionario tratto da ‘Cedi la strada agli alberi’:

Abbiamo bisogno di contadini,

di poeti, gente che sa fare il pane,

che ama gli alberi e riconosce il vento.

Più che l’anno della crescita,

ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.

Attenzione a chi cade, al sole che nasce

e che muore, ai ragazzi che crescono,

attenzione anche a un semplice lampione,

a un muro scrostato.

Oggi essere rivoluzionari significa togliere

più che aggiungere, rallentare più che accelerare,

significa dare valore al silenzio, alla luce,

alla fragilità, alla dolcezza.

Lara Angelillo 

per Colori Vivaci Magazine

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