A volte vorrei essere il deserto, senza fiori ma senza erbacce infestanti.
Deserto, arido, senz’acqua, senza vita: superficie ondulata, aspra, non priva di un certo fascino estetico.
A volte vorrei saper pensare che l’universo racchiuso nelle mie quattro pareti mentali rappresenti tutto il pianeta e non ci sia altro d’importante, che le traiettorie delle imbarcazioni in fuga dalle traiettorie dei proiettili impazziti non mi riguardino, che sia persino ingiusto che scalfiscano la semplice linearità di questo mondicello circoscritto, come le case di cartongesso da trentacinque metriquadri allestite fra i corridoi dell’Ikea.
A volte vorrei assaggiare la felicità senza che qualcuno mi ricordi sempre quanto costa, di quante lacrime e solitudini s’è abbuffata, quanti terreni ha inaridito.
A volte vorrei essere come voialtri che vagate leggeri fra i corridoi degli ipermercati con la massima preoccupazione di ricordare in quale settore del parcheggio avete lasciato il Suv. Ma non sarei me.

di Manlio Ranieri  dal corso di scrittura di colori vivaci Vivaci Metafore a specchio

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