Le gocce dell’unica felicità mai vissuta, distillate nel calderone in una notte di luna piena, poi rapprese fino a diventare sassolini di vita, non sono briciole.
Pesano, nella tasca: altroché.
Avrei dovuto lasciarle sul sentiero ad indicarmi il percorso, la via per tornare indietro dalla foresta buia, ma non me ne volevo separare. Sebbene sapessi benissimo che le avrei ritrovate, facendo il percorso a ritroso, e avrei potuto riprenderle con me: non le avrebbero mangiate gli uccellini.
Non sono briciole.
Ma non le ho seminate al momento giusto, così adesso sono qui, smarrito.
I sassi iniziano a sciogliersi, a perdere la loro consistenza solida lasciando trasudare delle gocce che, oggi, si sono trasformate in lacrime.
Sono così, le lacrime: beffarde. Anche se le hai piante per la troppa felicità, loro fanno finta di non saperlo, si concentrano sulla loro essenza di gocce di acqua e cristalli multiformi di sali.
È così che, dopo qualche mese, quando non riesci più a mantenere la forma solida ai tuoi sassolini di felicità, questi grondano lacrime di tristezza.

Testo e fotografia di Manlio Ranieri

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