“Dotato di una maestà terrificante e non terrena nel contegno, nei grandi occhi fissi nel vuoto e nei tratti malgrado ciò distesi”, così il critico A. H. Layard descrisse l’enigmatico Gesù Cristo della Resurrezione di Piero della Francesca. La Resurrezione è uno splendido affresco risalente alla metà del Quattrocento, conservato nel museo civico di Sansepolcro (Arezzo), paese natale del grande pittore. Lo scrittore inglese Aldous Huxley lo considerava il dipinto più bello del mondo e fu proprio questo a salvarlo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Sansepolcro fu bombardata dagli alleati.

L’ufficiale di artiglieria britannico Tony Clarke, infatti, aveva letto in gioventù un saggio di Huxley su quel quadro e – dopo essere rimasto scioccato da quanto accaduto a Montecassino – non volle diventare responsabile della distruzione del “più bel dipinto del mondo”. Quella mattina del 1944, infatti, si ricordò all’improvviso che la Resurrezione si trovava proprio a Sansepolcro.

Clarke rischiò la corte marziale, disubbidendo agli ordini dei suoi superiori, e cessò il fuoco. Solo dopo si seppe che i tedeschi avevano già abbandonato il paese e che quindi il cannoneggiamento era completamente inutile. Gli abitanti di Sansepolcro, riconoscenti, hanno dedicato all’artigliere britannico la cittadinanza onoraria e il nome di una strada.

Una curiosità: i critici ritengono che la guardia romana addormentata al centro della scena, ai piedi del Cristo risorto, sia lo stesso Piero della Francesca in un suo rarissimo autoritratto.

Tony Clarke

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