Ora, pur sapendo che è sbagliato farlo, il signor G. inizia a parlare di se stesso. Per iniziare a parlare di se stesso, inizia con l’elencare le sue manie ossessive, perché lui sapete è molto ossessivo, fino all’ossessione; per primo G. parla delle sue manie grammaticali, delle sue eternamente perfettibili proposizioni diluite, ora infatti egli scrive ed ora ancora sente quel maledetto trombone suonare la medesima nota, grave. Perché mai egli paragona la sua ansia, quel trasalire improvviso di vapori interni, quel naturale senso di soffocamento dovuto ad un oggetto malvisto, ad un trombone?
Il nostro protagonista, il signor G. è dotato di una straordinaria immaginazione, egli la paragona a quella di Julien S. protagonista del Rosso e Nero romanzo dalla tinta sentimentale che G. classifica tra quelli << amorosi>>, a lui piacque molto quel libro, G. è uno di quelli che legge un libro fidandosi del nome, anzi affidandosi al nome in copertina, l’autore è per lui quasi una bandierina da inseguire come un segugio.
Non dimentichiamoci che sto giustificando l’uso del signor G. del termine “trombone”; egli ha dunque una forte immaginazione, potente come quella di un mistificatore, di un attore, egli si è un grande attore! mi sto perdendo è una mia mania! dunque il signor G. è un uomo che spende molte energie mentali, uno che riflette intensamente e avendo la sua natura la volontà di cercare, non è mai soddisfatta essa, la volontà di trovare sempre più colori negli arcobaleni un verdino cavolfiore un blu di una notte senza stelle, colori diversi cose diverse dagli altri! Si G. è diverso!
Forse proprio in questo sta la sua fortuna, o la sua disgrazia? Ebbene il genio è una punizione di Dio, G. ora penserebbe a quel frammento di film che lui ha visto, solo un frammento poche cose alla volte poche piccole gocce di piacere intellettuale per non cadere nella confusione. La sua diversità è quella che lo contraddistingue la sua diversità gli permette di pensare al trombone, a chi altro sarebbe venuto in mente ? Pensa intanto G.
G., uomo contraddittorio , uomo portato per natura ad appassionarsi di tutto, un uomo che anche quando è sincero ricalca le orme degli sguardi, dei gesti, dei modi di dire degli altri! Anche nella sincerità è commediante! Anche quando dovrebbe fuoriuscire come un fiume in piena quello che lui tiene dietro la corteccia, la più naturali reazioni ai più diversi stimoli, anche in quei casi lui imita lui finge lui è un commediante!
Lui sa di poter fare di meglio, lui sa che “trombone”, che a qualcun altro potrebbe sembrare assurdo, ridicolo, per chi stima la bellezza <<geniale>> , <<trombone>> è per lui una piccola cosa.
Una mania di G. è appunto quella grammaticale, quell’ansia di non aver rivestito ogni singolo periodo delle giuste vesti e per sopperire a questo turbamento G. si convince di se stesso, si convince che è giusto grammaticalmente, anche se lo stile cade sotto il tappeto, scrivere una frasetta una bella virgola e poi due frasi sposate da una bella congiunzione tipo <<e>>. Uno stile anglosassone, come aveva sentito da quella ragazza quella volta camminando per un viale non molto largo, ma nemmeno troppo stretto. G. ha bisogno eternamente di sentirsi sicuro, di essere convinto di sé solo così riesce ad innalzare alte mura e i fabbri, lustrascarpe e stallieri restano chiusi, non possono andare oltre! <<aiuto! Aiuto!>> essi gridano G. li mette a tacere e manda fuori in ambasceria uomini vestiti quasi uguale a loro.
G. vince la manie con la riflessione, mantenendo la calma quando si trova davanti a quattro o cinque righe, secondo la sua testa imprecise, egli adesso non fa che pensare <<no, scrivere una frase, una virgola poi altre due frasi è troppo poco veramente troppo poco, così potevo fare quando scrivevo i temi al liceo, ma ora no ora devo abituarmi a scrivere in maniera diversa,non tutto viene perfetto>>, <<non tutto viene perfetto>> in questa massima è racchiusa tutta quella energia con la quale G. combatte le ossessioni.
Egli ha una mentalità rigida analitica, o forse questa è venuta nel tempo? questa prima non c’era? Da piccolo G. era già così? Lui dice <<pensandoci bene alternavo momenti di furia a momenti di precisione ad momenti di ordine di rigore ad esempio quando scrivevo roba sulla macchina del tempo oppure quando nelle veci di direttore della “squadra dei maschi” disegnavo improbabili piani d’attacco>>.
Nell’ era di internet , un momento senza connessione è un momento senza riconoscimento.
Ora parliamo di un’altra mania di G. ma ha veramente senso parlare di un’altra mania? Perché non ricercare il male principale che si manifesta sempre in varie forme?
Mi viene in mente un filosofo quando parla di una radice unica di varie manifestazioni. È la stessa nevrosi che si dona alla coscienza di G. in forme diverse, sempre la stessa!
Qual è? La voglia di precisione!

Un racconto breve di Giovanni Sacchitelli (Foggia, 1988)

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