Dietro ogni canzone c’è una storia.

Mi capita spesso, sarà un caso, di ascoltare questa malinconica canzoncina dei The Kinks nei pomeriggi uggiosi. Mi lascio trascinare dalla melodia pigra, a tratti sognante che abbraccia le 205 parole di pura ironia scritte da Ray Davies, frontman della band britannica. Il pezzo datato 1966,  pubblicato prima come singolo e poi inserito in “Face to Face” dello stesso anno, sfreccia in vetta alla classifica “UK singles Charts” e si piazza al primo posto anche in Irlanda, scalzando “Paperback writer” dei Beatles. Sono gli anni della pressione fiscale, l’Inghilterra è sotto la pioggia battente delle imposte del governo labourista – attaccato anche dagli stessi Beatles in Taxman – ma l’alter ego “fighetto” di Davies sorseggia una birra ghiacciata mentre si trastulla nel suo dolce far niente. “L’esattore delle tasse ha preso tutto il mi gruzzolo – scrive Davies – a me piace vivere piacevolmente”, ma aggiunge, “salvatemi da questa rovina”.

Lo stesso Davies lo spiega in un’intervista rilasciata qualche tempo fa: “Ero insicuro ed assillato da tutte quelle cose che mi erano successe a soli 21 anni, prima che la registrassimo i Kinks sono andati in tour in Europa senza di me. Eravamo pieni di cause legali, non riuscivamo a pagare le tasse. Quando ho cominciato a stare meglio ho messo insieme questa discendenza di note ed ho scritto questa melodia. La parte vocale ha una sorta di purezza innocente, un uomo che farfuglia delle parole al microfono per trovare il suo posto nel mondo. I cori sono bellissimi, li hanno fatti il nostro bassista Pete Quaife, mia moglie Rasa e mio fratello Dave. E’ stato davvero un momento magico, mi ha risollevato per un attimo”.

Da “Sunny afternoon” è nato un musical, in scena all’ ”Harold Pinter Theatre” di Londra e vincitore di quattro Olivier Awards 2015 che include nella colonna sonora altre hits della band come, “You really got me”, “Waterloo sunset” o “Lola”. E a raccontare la storia dello scalcagnato quartetto rock, è in produzione anche un biopic dal titolo “You really got me”, diretto da Julian Temple.

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