FUOCO!

Stai provando a dormire.

Non è un’impresa semplice, nonostante le apparenze.

Per qualcuno addormentarsi è un atto naturale: ci s’infila nel letto, sotto le coperte, si chiudono gli occhi, si cerca di lasciar invadere la mente con qualcosa di rilassante e ci si lascia andare.

A volte lo stress infittisce i pensieri, li annoda in grovigli inestricabili, ti lascia a rotolarti sul materasso per qualche lungo minuto, che in alcuni casi si trasforma in ore. Interminabili.

Per gli altri, di solito, è così.

Per te c’è un problema in più da fronteggiare: trovare un giaciglio comodo, accogliente, dove tener testa al freddo di una notte invernale. Avvolgerti in una coperta, se possibile scovare un posto riparato dal quale nessuno verrà a cacciarti impugnando stupide leggi, regolamenti comunali, inspiegabile senso del decoro.

Non ce l’hai, un posto dove dormire, al chiuso e al riparo. Se l’avessi non esiteresti a infilarti e lasciarti vincere dal sonno, magari avviluppato nell’abbraccio tiepido di una stufa.

Ma non ce l’hai.

Di solito non si sceglie di trascorrere la notte su una panchina, se si hanno alternative.

E’ così difficile da capire?

Non lo sai, perché per te è una verità talmente ovvia e trasparente da non doverci neanche pensare.

Un’altra verità altrettanto ovvia è che non si riscalda una persona infreddolita dandogli fuoco.

Non è una buona idea, insomma.

Ci hanno provato, stanotte. Te la sei cavata con qualche ustione superficiale, ma poteva andarti peggio.

Fino a che punto può spingersi la follia umana?

Provi a immaginare quanto sforzo faranno realmente le autorità per identificare quei quattro balordi che hanno pensato di incendiare con altrettanti accendini le coperte con cui ti riparavi – forse solo per movimentare la loro serata noiosa – e quale punizione riceveranno, se mai dovessero realmente inchiodarli. Quanti avvocati, teste illustri, consiglieri dovranno essere scomodati per limare la sentenza. Quanto i meccanismi perversi di questo mondo sbagliato lasceranno che la prepotenza possa prevaricare la giustizia. Poi smetti di pensarci. Non li degni più neanche di un sentimento di vendetta: sarebbe troppo nobile per delle nullità come loro.

La tua vita ha altre priorità: procurarti un panino, un giaciglio un po’ più sicuro e caldo.

A ciascuno le sue preoccupazioni.

Le loro saranno anche meno urgenti, pressanti, ma tutto sommato non ti sembra di dover invidiare l’esistenza di persone che per trovare uno straccio di stimolo sono portati a tentare di uccidere un poveraccio. Senza neanche esserne capaci.

Sono solo patetici

                        pericolosi

                                   inutili sfigati.

Il disprezzo è l’unico sentimento che meritano.

(Testo e foto di M. Ranieri)

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