Livelli elevati di ansia sono associati ad un maggior rischio di ictus a lungo termine. E’ il dato inquietante pubblicato a fine 2013 sulla rivista Stroke dell’American Heart Association. Ed è basato su uno studio longitudinale che ha coinvolto 6019 persone seguite dai ricercatori statunitensi per 20 anni, un progetto denominato First National Health and Nutrition Examination Survey.

Tutti i partecipanti sono stati inizialmente sottoposti a visita medica, esami del sangue ed intervista, in aggiunta ad una batteria di test psicologici atti ad identificare la presenza e l’intensità di sintomi d’ansia e di depressione. Sono stati identificati complessivamente 419 casi di ictus, attraverso certificati di morte e cartelle cliniche.

Una volta ripuliti statisticamente da variabili quali i fattori individuali di rischio cardiovascolare, i dati parlano chiaro: livelli elevati di ansia (identificati alla baseline, ovvero valutati all’inizio dello studio) correlano con un maggior rischio di ictus. Suddividendo questi soggetti in 3 gruppi secondo il livello d’ansia (elevato, moderato, basso) i risultati indicano che il rischio di ictus aumenta del 33% tra gli ansiosi di livello “elevato” rispetto a quelli di livello “basso”.

Le variabili potenzialmente in grado di confondere il quadro sono numerose, come i già menzionati fattori di rischio cardiovascolare: tra queste, gli Autori della ricerca pongono particolare attenzione agli aspetti comportamentali nel valutare la correlazione tra ansia ed ictus.

“La maggior parte di noi prova (o ha provato) ansia” afferma Maya Lambiase, ricercatrice del Dipartimento di Psichiatria presso la University of Pittsburgh, “ma quando questa è intensa e cronica potrebbe avere effetti negativi sul nostro sistema cardiovascolare”. In effetti, una persona ansiosa tende a mettere in atto comportamenti rischiosi, come ad esempio il fumare, l’alimentarsi in modo scorretto oppure il ridurre l’attività fisica. Secondo la ricercatrice statunitense i livelli elevati di ormone dello stress e la pressione arteriosa sono altri fattori da prendere in considerazione per comprendere definitivamente il legame tra ansia e rischio di ictus.

Gli studi sul legame tra aspetti psicologici e problematiche cardiovascolari hanno da sempre messo in luce il ruolo dell’ansia: fin dagli anni ’60 conosciamo l’importanza di identificare tra i pazienti il cosidetto Type A Behaviour, un insieme tipico di tratti personologici e comportamenti che tendono ad aumentare il rischio di problemi cardiaci (come l’irritabilità, la competitività, la difficoltà a delegare responsabilità, il senso di urgenza del tempo, ecc.).

Ma perchè è importante identificare il Type A Behaviour? E soprattutto perchè è importante che qualcuno ci ricordi che le problematiche cardiovascolari sono associate all’ansia?

Perchè l’ansia e i comportamenti a rischio tipici del Type A sono modificabili. E modificandoli riduciamo la probabilità di incorrere in patologie cardiache. Per questo motivo, valutare precocemente la presenza di ansia e trattarla potrebbe avere positivi anche sulla nostra salute cardiovascolare.

Fonte. American Heart Association
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