Film completo in allegato.

 

“I Pugni in tasca”, è esordio sorprendente di Marco Bellocchio del 1965.

In quell’anno Bellocchio aveva appena  25 anni e già dimostrava tante delle sue doti : la capacità di selezionare il silenzio come strumento propulsivo dell’ azione , viatico per una seria introspezione e per concepire una marcata caratterizzazione di personaggi; il tutto poi supportato da  sicura conoscenza della tecnica cinematografica.
Il dramma si consuma in una famiglia medio borghese nella  campagna Piacentina.
Quattro fratelli ed una mamma cieca vivono il dramma della follia .

Ho visto già in questo film  una severa ribellino verso la struttura religiose , vedi le suore che vengono mandate via come pure i chierichetti;  crocifissi come oggetti di esorcismo, l’indifferenza  dei partecipanti ai funerali , vedi poi le candele votive che angosciano l’immagine; poi  i luoghi cimiteriali visti con distacco e come ambienti dove si praticano rituali esoterici.
Tutti questi sono fantasmi di un Bellocchio  che  sicuramente riaffiorano da una   adolescenza non felice presso i Salesiani.
Frequentemente Bellocchio  afferma che i più grandi laici siano quelli che provengono da una rigida educazione religiosa  come la sua.
Il dramma della storia trasmuta nel matricidio, nell’incesto e nel fratricidio:è dramma  si consuma con movimenti apparentemente lenti ma molto caratterizzati , con spessore introspettivo  fuori del comune; poche pennellate precise inventano tutto espandendo forte angoscia esistenziale che sembra distruggere e dilaniare il tessuto connettivo della famiglia.
Non vi è giudizio morale ma rappresentazione  della  follia che vince contro un  pensiero semplice di provincia.

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