Morirti accanto quando suoni la chitarra…ragnatela di note in cui s’impiglia il gioco sinaptico del pensiero: grilli-talpa avvinti all’acciaio liquido di un ritmo ispanico, tra crini esotici di donne brune e bandiere scarlatte..zenit di mare nostrum e nadir d’oceano atlantico: punto focale della proiezione un lembo di terra calda che sgorga dai tuoi arpeggi…in trance sulle dita veloci ho inventato mille storie in frammenti…la donna con l’impermeabile verde che prende un bus per il cimitero, passo sinuoso di felini domestici, albe vermiglie a San Basilio e quel bambino col cappuccio bianco che sfugge alle onde…e ieri guardavi le vetrine dei negozi: la teiera a forma d’ippocampo e quel vestito colorato troppo largo…il ciondolo circolare, d’argento e arancio come il mondo..ti piaceva perché ha la catenina lunga e arriva al petto, come le cose sante…ti starebbe così bene quel ciondolo, ma non ho i soldi per comprarlo… per questo, mentre accarezzavi le corde della mia chitarra, ho sognato di disegnartelo tra i seni… e quella musica notturna e strozzata mi scorreva dentro, megattere al circolo polare artico,pesci rossi in una piccola fontana:un sasso nell’acqua e come schegge porpora quei pesci sfrecciano tutti via dal punto dell’impatto, in direzioni diverse…onde concentriche d’acqua smossa in cui i pesci creano un cerchio perfetto, come il tuo ciondolo, come il mondo… Continui a suonare assorta e assorta ti guardo, mentre stormi di capinere ombreggiano un cielo di vaniglia…mi sorridi, squarcio di sole tra nembi d’antrace e mi chiedi la natura dei miei pensieri…Che dirti? Enciclopedie polifoniche e variopinte di libri-ricordi? Raccontarti forse della donna con l’impermeabile e del bambino, dei pesci, della Spagna… ma lasciare in fondo ai tuoi occhi quell’eccesso di curiosità, quell’imbarazzo che ti colora il volto, tra le spire del mio sguardo tattile… è così poetico, così irrinunciabile…Ascoltarti finché non hai male alle mani, e oltre…nell’eco della memoria, ad occhi chiusi…quando avvinte dal sonno stringiamo un nodo di gambe e silenzio…ti ho sentita respirare sul mio petto poi, in accordi, scale e ottave… percussioni sulla cassa della chitarra diventate flamenco di battiti discordi…

© Delia Cardinale

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