Ho sempre scritto dei fili di lana colorati, ma non era vero niente.

È solo un’immagine presa dalla mente eccelsa di Oliveira-Cortazar: i miei erano di un altro materiale e di un solo colore. Come la Giulietta biposto, il triangolo delle Bermuda e le replay alle elementari. Inventerei un condizionale imperfetto per definire la natura informe e ipotetica di certe strade, la consistenza di certi attimi, la luce franta da certe inferriate, il profilo di Oliveira.

Ho scritto una poesia per l’aloe che sta morendo sul mio balcone.

S’intitola “sfide”.

E così vuoi cedere al nero? Le ho detto.

Domani è primavera, non fare la stupida.

Ma lei ha ragione: le ho piantato accanto un tulipano che ha esigenze completamente diverse; per durata e proprietà non è una gran cosa, rispetto a lei che è così magica… ma ha dalla sua parte la bellezza del fiorire. E morire. La sua esistenza è una virgola al posto giusto, anche se forse non conterà nello sguardo d’insieme.

“Mors tua, vita mea” dice il tulipano all’aloe. E io potrei dirimere la controversia in milioni di modi, ma mi dà piacere vederli litigare, questa specie di darwinismo che sboccia nel mio piccolo regno antico.

Mi serve capire anche se sono davvero così spietata. Mi piacerebbe uscire di casa dopo le 22 e cercare un vaso viola come il settimo chakra. Lo troverei, lo so. Se solo avessi un briciolo di fede. Se quella luna si fosse lasciata accarezzare.

Inchiodata al blu. Come una monoporzione con lo 0,01 % di grassi, le orecchie di topo e i cieli del sud.

La fede, quel “ti piacciono i miei fiori?”. Quel “no”. Un’epopea sanguigna dallo sterno all’Inferno. Quell’amore cantato in cui si sorge e risorge naufragando. Una grandezza che gli dei ci hanno strappato al primo errore.  De- siderare: togliere lo sguardo dalle stelle per difetto di auguri, quindi mancare di cosa o persona bramata; o ancora scongiurare l’influsso di un astro contrario.

Cambia tutto. Non cambia niente.

In ogni caso c’è stata una specie di caduta. Per me e per te che leggi. Non lo vedi? Anche tu hai dimenticato e soffri. Vorresti risentire il profumo di certi fiori che hai fatto appassire. Ritrovarli in un altro giardino e dire ciao.

Ciao, amore mio.

Che bello vederti così sana.

Eppure tu, come me, non lo sopporteresti.

 

Delia Cardinale

Photo by TOMOKO UJI on Unsplash

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