Ciao Sunny. E’ bello ospitarti qui a Colori Vivaci. Il tuo romanzo mi ha molto incuriosito. Ha una forza tutta femminile densa di sensualità e mistero, di natura e di ricerca del vero.

 Ciao Annalisa e grazie a Colori Vivaci per avermi ospitata. Beh, se vi piacciono le storie ambientate in grandi dimore spettrali e con tanti segreti di famiglia, per di più raccontati e vissuti dalle donne e dal loro prezioso animo, potrebbe essere il romanzo giusto.

 La Quercia, questo è il titolo del tuo romanzo.  Possente e simbolico. E’ la dimora dove si svolge la tua storia.  E’ un posto che fa parte della tua vita o che te lo ricorda? Cosa rappresenta per te?

Dimore simili a la Quercia hanno sempre avuto su di me un potere ipnotico, magico, come lanciassero un incantesimo. Non nego di essermi procurata non poche avventure in case abbandonate e piene di fascino e vita sospesa, perché poi queste strutture lasciate a loro stesse sembrano sempre piantate in asso da un momento all’altro – e lo dimostrano gli oggetti che ho spesso trovato insieme a loro: pettini, vecchie chiavi, lettere, utensili da cucina… Quindi ho sempre avuto l’impressione che fossero morte giovani, non so se mi spiego, avrebbero potuto avere ancora molto tempo davanti.

Ma, rispondendo alla tua domanda, è ispirata da Casa Bossi, dimora ottocentesca Antonelliana, lasciata letteralmente al suo triste destino solitario negli anni ‘70 nel pieno centro di Novara, e che solo da poco tempo sta riconquistando interesse, interesse che però non ne migliorerà certo lo stato di degrado in cui si trova. Chiunque dovrebbe visitarla, le stanze consecutive affrescate, la preziosa scalinata, gli innumerevoli ambienti che sembrano dar vita a un labirinto; e poi la sua congelata serenità: l’ho esplorata in diverse occasioni con la mia bambina di pochi mesi; l’aria appariva sinistra e inquietante, eppure ha dormito tutto il tempo (un vero e proprio evento paranormale, visto che non dorme mai!).

Casa Bossi ha ispirato anche il mio racconto thriller “E’ ora di dormire”, pubblicato nell’antologia “NO 2 – Dieci racconti per un nuovo immaginario novarese”, edizione Effedì”

Un’altra ispirazione proviene dal castello di Cavour a Santena (TO), soprattutto il piccolo cimitero di famiglia, oltre ad alcuni ambienti interni.

 Dafne è una giovane scrittrice rimasta sola dopo la morte di sua zia da cui eredita la dimora La Quercia. Quanto c’è di Dafne in Sunny?

Inutile nasconderlo, il mio quotidiano è sempre un grande punto di partenza, ma poi questo vissuto prende tante direzioni e finisce per appropriarsi di una identità a sé stante. Inoltre, è sempre più facile scrivere di ciò che si conosce!

 Nella tua scrittura c’è un riflettore particolare sul mondo femminile, e sulla verità che esso custodisce. Il mistero, il passato che torna, il rapporto con l’uomo, l’indagine psicologica. Sono elementi che per te sono collegati?

Assolutamente, sono vissuta in una famiglia prettamente tutta al femminile (mamma, sorella minore, nonna e cagnolina), solo un povero canarino cercava di ristabilire gli equilibri, con scarso successo. Gli uomini, almeno nella mia prima parte di vita, hanno sempre creato contrasti e dissapori. In più ho voluto denunciare un evento che mi ha toccata in prima persona, per quanto non con risvolti così drammatici: sono infatti stata vittima di un’ossessione, fenomeno che purtroppo colpisce e condiziona la vita di milioni di donne; i tempi e le dinamiche della giustizia non sono cosa semplice e a volte le stesse vittime non cercano il giusto supporto. Un altro aspetto che mi ha spesso segnata e portata a riflettere è la violenza domestica. Soprattutto nelle generazioni precedenti (ma purtroppo ancora oggi) era cosa normale che l’uomo si sentisse in dovere di “rieducare” la donna al proprio volere con percosse e violenze psicologiche, questo, quindi, è un altro ingrediente tessuto insieme al resto della trama del romanzo “La Quecia”, che come nella vita reale è un susseguirsi di incomprensioni e dinamiche familiari.

 Rapporto uomo donna.  Come era, come è, come è rappresentato nel tuo romanzo. Cosa possiamo imparare dal passato e del presente.

Un rapporto deve avere come primo principio il rispetto. Se viene a mancare questo ingrediente non si tratta più di rapporto, ma di catene che legano la parte considerata più debole a quella prevaricante, una schiavitù. È evidente che nel percorso della storia narrata ci sia una lotta portata avanti dalle donne per la propria libertà, indipendenza e ricerca di benessere e autenticità con l’altro sesso, che a volte va a buon fine e a volte no.

I tempi stanno cambiando, non troppo velocemente, è vero, ma la consapevolezza della donna cresce e questo i miei personaggi femminili lo vivono a pieno.

 Quanto le donne portano oggi ancora i segni della soprusi maschili? E come sono diventate?

Basta guardarsi allo specchio: oggi per essere considerate al pari dell’uomo dobbiamo fare tutto con uno sforzo esponenziale. La bellezza, l’intelligenza, gli studi, la carriera, la vita privata, la maternità e quella perenne lotta che ci costringe a vivere temendo sempre di perdere ciò per cui non abbiamo fatto altro che lavorare e lavorare e lavorare.  È sempre tutto sull’orlo del precipizio e più si sale in alto, più aumentano le prove da sostenere per tenerci quello che poi è nostro di diritto.

Spesso si è costrette a scegliere tra carriera e vita privata, per non parlare della lotta che ci costringe a chiarire sempre che siamo arrivate dove volevamo per merito dei nostri talenti e dei nostri enormi sforzi.

Credo che sia per questo che spesso appaiamo “incattivite”, abbiamo patito così a lungo soprusi e ingiustizie che il nostro essere ci ha costrette a reagire con questa strategia.

 La ricerca del vero, sempre delicata e sfumata nelle diottrie delle prospettiva rende la vita e le storie interessanti? In altre parole la ricerca del vero è una delle molle della tua scrittura?

La ricerca della verità è un po’ la mia ossessione, ma ho anche assodato, e me lo hanno insegnato i miei personaggi più in fretta della vita reale, che la verità non è altro che un labile confine di punti di vista. Abbiamo tutti delle ragioni plausibili per comportarci come facciamo.

 Scrivere, è una delle attività che restituiscono un senso profondo al vivere e allo sguardo.La parola autore che lo dice “accrescere” , “che fa crescere”. Tu come senti e come vivi la tua vocazione della parola scritta?

Mi aiuta a conoscermi, a vivere vite diverse, a ragionare con caratteri differenti e a trovare prototipi dei personaggi creati nella gente di tutti i giorni, riuscendo poi a interagire in modo più semplice con le infinite personalità con cui mi confronto. Ma la scrittura è anche un rifugio, è un libro letto, con la differenza che sei tu autore a sterzare dove decidi (o dove decidono gli eventi e i personaggi). Insomma, la scrittura sembra uno sdoppiamento della vita, come se gli anni a disposizione fossero più ricchi di esperienze rispetto a quelle davvero vissute.

Colori Vivaci ama i libri e ama la scrittura. Ti faccio una domanda da parte dei nostri lettori.

Cosa pensi che La Quercia ci possa trasmettere in questi tempi delicati e di presa di coscienza?

Più che pensare, ho la speranza che La Quercia abbia sui lettori lo stesso effetto che ha avuto su di me che l’ho scritto: giudicare le persone e le loro azioni cercando di domandarsi cosa ci sia dietro la loro parte negativa, come mai, cosa le ha costrette a essere così infelici da portare del male in altre vite. C’è quasi sempre una ragione, e chissà perché quando la prospettiva si allinea diventiamo sempre più compresivi.

Mi piacerebbe trasmettere un messaggio di bellezza delle donne, esseri che sanno dare vita e che rivestono la loro forza di delicatezza. E vorrei che le vittime di qualsiasi genere prendano coraggio e lottino per riconquistare la propria indipendenza e libertà.

Non di meno, è una storia ricca di colpi scena, di fascino del mistero, di silenzio ed eventi sinistri, spero quindi di far respirare un po’ dell’aria che aleggia nella mia adorata dimora La Quercia.

Bellissima l’idea della colonna sonora per ogni personaggio! Davvero originale e intrigante. Ci racconti come è nata l’idea e come si è sviluppata?

In occasione dell’uscita del mio primo romanzo thriller, Il bacio del lago, un gruppo di giovani compositori aveva dimostrato interesse per la storia, trovando assonanze con alcuni loro brani. Il gruppo in questione, ViSaree, di Sara D’arielli e Vincenzo Scutti, mi ha proposto dunque di fondere le nostre arti, e così con la creazione di alcuni estratti in audio lettura abbiamo dato inizio alla nostra collaborazione. Certo, non mi aspettavo che il secondo romanzo La Quercia potesse suscitare in loro un’ispirazione tale da comporre e dedicare ben n.7 brani inediti, uniti nell’album La Quercia The Original Soundtrack, ma così è stato e un sogno ha preso forma.

 

Gli inediti: La Quercia, La Chiave, Lo Scrigno, Presenze (brano anche del booktrailer), Clara, Eleonora e Aldo, sono nati leggendo e vivendo le atmosfere della dimora, i suoi oggetti misteriosi e i personaggi, anche quelli negativi, come Aldo, brano che mi ha a dir poco sorpresa.

La colonna sonora può accompagnare la lettura e renderla più suggestiva, ma soprattutto rende l’audiolibro, da giugno disponibile sugli stores online, molto vicina a un’esperienza cinematografica.

 Tutti i riferimenti per acquistare il romanzo La quercia di Sunny Valerio:

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Colonna sonora La Quercia

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