Era lì, stesa pur restando in piedi, davanti ad uno specchio fortemente sospettato di deformare i contorni delle persone, uno specchio come tanti, uno specchio grande ed elegantemente incorniciato, non uno specchio da lunapark, eppure uno specchio deformante.

L’immagine riflessa continuava a parlare in modo diverso da quell’altra immagine riflessa dallo specchio dell’ascensore. Non sapeva cosa avesse di speciale quell’altro specchio lì ma di fatto nell’ascensore il colorito, i capelli e persino lo sguardo sembravano diversi, avvolti da un qualcosa di bello: un colore profumato come quello dei fiori. Pensava al profumo di un fiore e subito saliva alla mente un colore e sembrava che quella rosa iniettasse quel colore nel naso giù fino alla gola passando dalla lingua e diventando un saporito colore profumato che avvolgeva la testa in una nuvola.

Quei capelli, i suoi capelli, come una nuvola dispettosa – li taglio…non li taglio…più pratico il taglio corto…ma il movimento morbido del taglio medio-lungo… uhm… –  

Quella nuvola di capelli in ascensore le sembrava più bella e meno confusa: il movimento dei capelli spettinati era attraente e le sensazioni erano dardi di armonia sparati nel monotono percorso quotidiano da su a giù e da giù a su di un ascensore.

In casa, però, lo specchio grande elegantemente incorniciato suonava un cacofonico concerto di dissonanze visive. Il viso appariva difettato senza ragioni apparenti come se ci fosse un rumore estetico che disturbasse le forme. E i capelli restavano immobili e ribelli. Lei provava a spostarli, a muoverli ma loro, dispettosi, tornavano ad impuntarsi come bimbi al parco che non vogliono tornare a casa. «Non fare il grugno!» diceva suo nonno sorridendo quando, da piccola, qualcosa la contrariava.

Ed ecco lì  il “grugno”: un’espressione mista di disappunto, scontentezza, noia, delusione, rabbia. Il grugno, però, non appariva disarmonico ma il segnale di un profumo forte e personale che reclama per sé confusione e imperfezione buone per creare.

«Questi specchi mi confondono» pensava «e tra armonie e grugni non ci capisco un granché ora».

Poi un rumore improvviso nello sguardo stringe la mano all’attenzione e ora si fissano, lo sguardo e l’attenzione, perché dallo schermo di un vecchio portatile si sente parlare la forma di un’immagine rossa e nera, rossa e nera come i suoi capelli neri sfumati di henné.

L’immagine è una donna, vestita da donna ma è una donna a cui non importa come vestirsi, non le interessa l’accostamento dei colori, la linea dei tessuti, la forma dell’insieme.

È lì immobile ma ribelle e in movimento come solo una testa di cuore sa fare. Sì, una testa di cuore perché in testa lei ha un fiore. Non c’è una romanzata donna. Il suo volto che per tutti è simbolo di identità è diventato un papavero. I petali crescono senza un ordine e il vento sembra contribuire a creare quella imperfetta cacofonica armonia che rende quel fiore indefinibile e sformato.

«Meravigliosa SForma!» pensa lei al di là dello schermo mentre si dirige sicura verso il grande specchio elegantemente incorniciato e lì vede i suoi capelli e il suo viso indescrivibile deformarsi in un meraviglioso papavero rosso che gronda le sue forme oltre i ripari e le intenzioni. Un papavero rosso che pianta la sua orma ed esige sguardo e attenzione su di sé mentre si stringono la mano e, fissando lui, si fissano irrimediabilmente al loro destino di dipendenza dall’indipendenza. La sforma di quella testa di papavero resta immobile con un movimento ribelle di una voce che insiste e che chiama lei al di là dello schermo, al di là dello specchio e le porta un messaggio il cui finale suona un “che cosa può succedere se…”

 

                                                                                                          Anna de Romita 2019

 

Un grazie speciale ad Annalisa Falcicchio, Cristina Carlà, Valeria Puzzovio e Cinzia Franchitti.

 

                                                           (ispirato dall’opera di Valeria Puzzovio in copertina

del libro di C. Carlà “Il colore delle cose fragili”, 2019, Collettiva edizioni)                                                                                         

 

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