In evidenza: Colazione in riva al fiume (Le Déjeuner au bord de la rivière), 1875, Pierre Auguste Renoir.

Difficile inquadrare il senso dell’amicizia nella società 4.0 in cui lo sviluppo delle macchine, degli applicativi software, del progresso  incipiente crea una distonia tra la natura sociale dell’individuo e l’individualismo della società moderna; avevo scritto, un po’ di tempo fa, un’articolo intitolato l’amicizia nel quale esponevo la mia visione del sentimento, il suo essere inattuale per i tempi , la sua vicinanza al sentimento amoroso come si legge negli Saggi di Montaigne. Da allora ad oggi la mia idea non è cambiata, si è forse rafforzata. Il ruolo dell’amicizia nella società moderna è strettamente correlato alle dinamiche economiche, anche quelle apparentemente lontane dalla psicologia dell’individuo. L’amico è colui con il quale dovremmo avere tutto in comune, una sola anima per due corpi come diceva Montaigne. Questo significato dell’amicizia è stato colto da pochissimi, solo i più svegli sono riusciti a non farsi inghiottire dal capitale e dalle sue conseguenze in ambito empirico. Non abbiamo più pazienza né voglia di avere amicizie vere, di fermarci a pensare al senso ultimo di un rapporto sentimentale del tutto paragonabile all’amore. La dinamica sovrastrutturale dei movimenti economici e dei rapporti di forza-potere, influenza indirettamente la nostra concezione, largamente accettata, dell’amicizia. Fino a che, nei primi stadi dell’umanità, non era necessario che si formasse un individuo distaccato dal gruppo che avesse necessità di un tale comportamento, allora in quel caso c’era possibilità di amicizia, tutti erano una collettività, l’amico era il compagno. Con lo sviluppo dell’economia e degli scambi, si crea la necessità di un gruppo dominante che abbia il potere di assoggettare e sfruttare i più deboli. Nasce la figura del capo, che orienta il resto verso un obiettivo. Questo fine è in realtà un’eterogenesi rispetto al senso della comunità originaria. L’uomo primitivo non ha senso dell’economia e dello scambio, soprattutto non ha l’idea di un fine che possa giustificare il suo sforzo di autorealizzazione. L’uomo primitivo non ha il senso economico del fine professionale, non si distanzia dal senso di realtà per giungere lontano dai suoi compagni. Compagni, un termine non utilizzato a caso dalla dottrina marxista. L’amicizia come cambia da uno stato pre-industriale a quello moderno? E’ luogo comune che la società capitalistica crei essere atomici e monadici, non comunicanti tra loro se non apparentemente, distanza dal senso di realtà, rifiuto del qui ed ora, salto metafisico verso la realizzazione professionale. L’uomo preistorico (pre-istorico = prima della storia intesa come fine economico) vive il qui ed ora, sta in comunità, vive l’amicizia come naturale. Per l’uomo preistorico forse nemmeno si può parlare di amicizia dato che quest ultima è per noi un accento rispetto ai normali rapporti e non l’essenza dei rapporti stessi. L’uomo primitivo è amico per essenza. Lo sviluppo economico, gli scambi, la nascita del commercio hanno creato il bisogno di svettare sul resto della comunità, hanno reso necessaria la nascita della figura del capo. Da questo momento in poi l’amicizia non è più connaturata all’uomo, ma diventa un accento. Un qualcosa di accidentale. Non si può più essere amici di cui va assoggettato. Nasce così l’idea di competizione, il senso di realtà viene distanziato di cento leghe. Non più il qui ed ora, ma la ricerca del fine, etero genetico all’uomo primitivo, come fine economico e poi di autorealizzazione. Il fine professionale è logicamente successivo a quello economico. Si distanzia a tal punto il senso di realtà e il qui ed ora, che è necessario regolamentare i rapporti tra gli individui. Nasce il diritto. Diritto, costruzione logica per assoggettare matematicamente. Più avanti l’uomo si  ricrede e nasce il diritto del lavoro. Esso, tuttavia, si limita a mitigare i rapporti di forza, ma di certo non permette di tornare ai primi stadi dell’umanità, in cui sussisteva l’uomo-amico.

Lo sviluppo economico crea il gruppo dominante, a cui tutti, nel procedere del nostro fine realizzativo individuale, afferiamo; i marxisti lo chiamarono padrone e servo. La creazione del gruppo dominante, in cui è prevalente la figura del capo, è essenziale per il raggiungimento dei fini economici universali, ma, come ho detto sopra, 1) fine economico 2) fine realizzativo-professionale individuale. L’individuo  ambisce, tramite il raggiungimento  del fine particolare, al gruppo dominante. Il gruppo dominante era estraneo all’essenza della comunità primitiva. L’economia, tramite il gruppo dominante, ha creato la competizione e la distruzione del legame ancestrale uomo-amico. Nel voler divenire capo, l’individuo distanzia il senso di realtà e distrugge automaticamente il bisogno dell’amicizia. Chi ci circonda diventa strumentale al raggiungimento del 1) fine professionale 2) fine economico. E’ chiaro che l’amicizia diventa un accento al normale modo di essere degli individui, è resa impossibile dalla competizione e dalla distanza rispetto al senso di realtà. Non ci sono più compagni, ma leader, manager. I vocaboli della comunità moderna presiedono in sé alla distanza dal senso di realtà, alla distruzione del legame ancestrale uomo-amico. Il concetto di carriera è un esempio della vittoria sulla società primitiva della filosofia del gruppo dominante. Se l’amicizia non è più connaturata all’essere umano, diventa difficile comprenderla e viverla nella sua essenza autentica; l’economia e il progresso, la rendono obsoleta, rispetto ai mezzi di comunicazione virtuale. Oggi si parla tanto di social, eppure non c’è tanto di più diverso dal sociale. Internet, strumento della filosofia del gruppo dominante, fomenta le intelligenze singole e separate a distanziarsi dal qui ed ora. Come si può essere amici di chi potrebbe rubarci il posto di lavoro? Come si può essere amici di chi è più bravo di noi a fare qualcosa? Come si può essere amici tra persone in carriera? Nella comunità primitiva questi interrogativi erano impossibili, contenevano degli errori logici di base. Amicizia e competizione, due poli di un processo che dal singolo porta al gruppo dominante; in questo processo vengono eliminate le possibilità di legame profondo. Amico è chi condivide con noi ogni singolo filamento della nostra anima, colui il quale ascolta i nostri desideri, chi senza pregiudizi ci vuole bene. L’ideale di Montaigne, ma anche di Flaubert è obsoleto e inutile per la filosofia del gruppo dominante. Meglio stabilire una distanza infinita e fuggire verso la realizzazione individuale, nel frattempo praticare la falsità e l’inganno. Fuggire verso il nulla ed aspettare per sempre la vittoria dell’egoismo.

Giovanni Sacchitelli

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