Qualcosa è cambiato nella vita di Melvin Udall, da quando ha sentito dentro di sé la necessità di farlo, fino a quel momento ha preferito vivere appeso alle sue nevrosi e ha ubbidito ad esse, facendo tutto ciò che un nevrotico affetto dal suo male può fare, rituali, tic nervosi, camminare sempre in una certa parte della strada, ai margini del marciapiede, ignorare i vicini, maltrattarne i cani. Solamente all’interno delle proprie azioni ripetute, e tra queste compare anche la scrittura, Melvin riesce ad essere tranquillo e relativamente sereno. Udall è un Jack Nicholson in età avanzata (61), eppure attraente, detentore di un decennale fascino da squilibrato; è arrivato e conclude, dopo aver imprecato contro i vicini gay che lo hanno interrotto proprio sul più bello, il suo sessantaduesimo libro, tutto sembra andare liscio dentro la sua torre d’avorio, i contenuti culturali sono abbondanti, molti dischi, tanti libri, una sola grande paura, quella del cambiamento. Melvin Udall è in cura da uno strizzacervelli che gli ha consigliato di cambiare i suoi schemi, fare sempre cose diverse, in modo da abituare la mente alla novità e alla vita vera e propria. La vita dello scrittore è infatti monotona, egli deve per forza di cose recarsi al ristorante che frequenta da tempo ad un preciso orario, prendere il solito pranzo, mangiare con le forchette in plastica per evitare il possibile contagio usando le posate del ristorante, farsi servire sempre dalla stessa cameriera. Controlla più volte se la serratura della porta è chiusa, fa delle docce che durano ore, evidentemente per disinfettarsi dallo sporco, che la vita o il cambiamento, porta con sé. E’difficile convincere noi stessi che cambiare qualcosa sia salutare, siamo tutti sulla strada della nevrosi ossessiva, qualcuno arriva fino in fondo e si ammala sul serio, avvitandosi ad un punto fisso dello spazio e rinunciando al progresso. Questo film è interessante sia perché vede protagonista un Jack Nicholson un po’ inadatto ai sentimentalismi e perciò nuovo nel ruolo di amante, sia perché la forma fotografica della pellicola è eccellente e appassionante; le tonalità di rosso si susseguono sullo schermo a partire dalla tinta fuoco fino all’aragosta dell’abbigliamento ella splendida Helen Hunt. Parliamo della trama. Melvin Udall è uno scrittore di successo, benestante, abita un piacevole appartamento dell’enorme e luccicante Ney York, è in là con gli anni, disinteressato agli altri suoi simili, cinico, nevrotico; non spende un buon rapporto con i suoi vicini di pianerottolo gay, un pittore (Simon Bishop) e il suo fidanzato di colore. Odia la checca e il negro, e odia il loro barboncino. L’odio si estende a ogni cosa, compresa la cameriera (Carol Connelly) del suo ristorante abituale, arriverà a offenderne il figlio e ad essere cacciato dallo stesso posto, per la gioia di tutti i suoi frequentatori abituali, Udall è davvero un soggetto fastidioso. Un episodio gli farà cambiare idea, il pestaggio del suo vicino pittore da parte di giovani teppistelli e il seguente ricovero in ospedale, lo inviterà a cambiare. La via del cambiamento lo porta verso Carol, si sente in colpa per aver offeso un figlio problematico, sofferente di asma, così paga tutte le visite e le medicine necessarie per la sua guarigione. Non finisce qui, Simon Bishop è al verde, tutti i soldi sono andati per la degenza in ospedale, così perde la casa e il suo studio di artista. E’ malmesso, sulla sedia a rotelle, porta in viso le cicatrici dell’aggressione, la sua ultima speranza sono i suoi genitori, gli amici non lo aiutano economicamente;  Melvin Udall decide allora di accompagnarlo, sulle ali del cambiamento, a Baltimora e insieme allora c’è anche Carol. Prima di questo episodio, Carol, si è precipitata a casa di Udall per ringraziarlo delle donazioni, dichiarando che con il suo gesto qualcosa è cambiato, anche per loro. Già a questo punto del film Udall è innamorato di Carol, la sua volontà di aiutarla economicamente tradisce le sue vere intenzioni, che non sono solo sessuali, del resto ha avuto modo di studiarla a fondo, ammirare la bellezza delle sue occhiaie di mamma lavoratrice amorevole, il suo modo di gesticolare, il suoi lineamenti onesti e leali. Tuttavia, l’amore ha qui un nemico, ed è il carattere ossessivo-compulsivo, Duvall infatti non riesce mai ad esprimere quello che prova se non con deviazioni assurde, che all’occhio di Carol, appaiono come il risultato di una mente piuttosto disturbata. Duvall non è cattivo, è malato. Questo non impedisce che dietro i rituali ci sia un apparato sentimentale serio e capace di raggiungere l’altro sesso. Durante il viaggio a Baltimora, ad una serata galante, lo scontro con Carol, il litigio a causa di uscita poco cortese di Melvin, che ride della vestaglia (che è invece un elegantissimo abito che calza a pennello) di Carol, questa caduta di stile provoca il contrasto tra i due; successivamente a questo Carol, richiama in lacrime Melvin, asserendo che sta bene con lui, ma lui è imprevedibile, non si sa mai quando fa sul serio e quando invece scherza, è indecifrabile. Melvin non sa cosa fare, l’amico pittore che intanto, sulle ali del cambiamento, è venuto a vivere da lui, gli suggerisce di andare e comunicarle i suoi sentimenti, ma Duvall non riesce ad ammettere di esserne innamorato. Alle quattro del mattino, camminano sullo stesso marciapiede, e sono una dell’altro.

Giovanni Sacchitelli

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