– Aprimi!

– No! Con te ho chiuso vent’anni fa!

– E allora perché mi tieni qui?

– Beh sei solo un bel mobile ormai! Non invecchi e poi mi piace la tua coda!

– Io non voglio essere il trofeo di nessuno! Puoi vendermi, ho ancora bisogno di essere accarezzato. Tu non lo hai mai fatto con me! Ti sedevi solo per sfogare la tua rabbia su questi ottantotto tasti e mi richiudevi con veemenza quando non riuscivi ad eseguire perfettamente lo spartito.

– Tu mi hai rubato l’anima dei giorni più felici!

– No, non è vero. Io te l’ho restituita in tutte quelle ore di studio in cui eravamo soli io e te. Non accetti di sbagliare, questa è la verità! Vuoi che tutto sia eseguito alla perfezione. Ti secca ripetere tutto dalla prima battuta, odii la tecnica, sei un cavallo impazzito e lì dove non riesci e seguire il pentagramma, incominci a creare nuvole di bemolli e diesis.

– Non ho mai creato l’armonia, è stato solo un rapporto di studio!

– Ti sembra normale aver chiuso la nostra relazione così? Da un giorno all’altro? Senza un chiarimento o una giustificazione? Avevo pure il diritto di sapere.

– Dovevo scegliere fra te e l’università, io non ce la facevo. La notte io volevo sognare persone, non tasti, io volevo pronunciare parole, non note. Tu mi violentavi nel cuore e nel cervello. Ogni esecuzione non era mai perfetta. Mai! –

Perfezione, perfezione, perfezione…. dio santo! Davvero credi che esista? Nell’atto della creazione c’è il genio, la follia e…l’imperfezione! Non ci sono regole, ci sono i nervi del cuore e le corde tese di acciaio armonico da far vibrare. Ogni volta nulla sarà perfetto, ma sarà armonico come l’unione di due corpi in orgasmi multipli. E’ la libidine del suono, quello che si insinua tra le cosce degli spettatori e strappa i punti suppurati nello stomaco. Tu hai paura di innamorarti, questa è l’unica verità.

– Non mi provocare! Lo sai che con me questi giochetti non funzionano più. Ecco, lo sapevo, non dovevo aprirti, dovevi restare all’angolo, quello è il tuo posto. Sei finito, FI-NI-TO! – Ah sì? E cosa pensi di fare? Vuoi vendermi? Vuoi regalarmi? Vuoi appiccare un fuoco?

– Non ti vendo, né ti regalo, io ti distruggo! Vuoi il fuoco? Scegli! Dai, scegli! Come vuoi morire? Dimmelo, cazzo! Dimmelo! Sono stanca delle tue note, delle tue filosofie, dei tuoi Rachmaninov, delle tue onde! Devi lasciarmi in pace, capito????

– Suonami ancora una volta e un’altra ancora e un’altra ancora. Questa volta sfiorami, non violentarmi, amami per una volta! Io ti ho aspettato. Sempre. Non ti cercavo, ma ti aspettavo. Fai rifiorire questi tasti che sono infiniti, innaffiali di lacrime e sudore. Si suonarono a vicenda, non si dissero addio. Furono amanti. E gli amanti non si lasciano mai.

di Stefania Armentano

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