“Quando ha sentito che a novembre compio quarantadue anni mi ha guardata negli occhi e ha detto: ‘Quarantadue è multiplo di sette. Sarà un anno di grandi cambiamenti: stai pronta, Eugenia’.”

Eugenia Viola non crede nei multipli di sette, ma è sempre stata fin troppo pronta a mettersi in gioco. Era un’adolescente segnata da un dolore prematuro e ossessionata dalla ricerca della propria identità: oggi è una regista affermata la cui frenetica esistenza sembra svolgersi in totale assenza di riposo e serenità, nella simulazione di una soddisfazione di sé che non prova ma che ostenta nella vita sociale.

Quando improvvisamente la vita la obbliga a fermarsi, il film che ci racconta è quello dei tanti pezzi di sé lasciati per strada. La tredicenne affascinata dall’oscuro protagonista di un romanzo russo, la ragazza che parte per Londra in fuga dalla malattia del padre, la ventenne inquieta che approda nella Milano dei profondi anni Ottanta e poi nella New York degli anni Novanta.  Fino al presente rigoroso, assediato dalle nevrosi degli Anni Zero riempito dall’amore imperfetto per Pietro e per le figlie Rosa e Lucia, le uniche capaci di ancorarla a terra.

Una dedizione totale a qualsiasi cosa intraprenda e i conseguenti successi ottenuti, la portano a salire per gradi recitando delle parti, occupandosi di cose che non ama, ma sempre con la serietà e l’impegno di chi sa quello che vuole, o di chi crede di saperlo e ha la sicurezza di sé per ottenerlo nonostante si senta estranea, ridicola, superiore e inferiore a tutti, completamente fuori posto e in maschera .

“Io prendo sul serio solo le cose negative minimizzando o ignorando quelle positive, come se fossi affetta da una strana miopia e riuscissi a mettere a fuoco solo ciò che è brutto. Come se fosse vero e reale solo quel che fa soffrire, e il resto scontato o inutile.
Sono così da sempre, non penso di poter cambiare”.

Un karma pesante, tagliente, che dà vita a personaggi insoliti e da una donna spietata con se stessa ma teneramente fragile, allegra, materna, tanto dolorosamente vicina all’autenticità della vita che abbiamo l’impressione di conoscerla almeno quanto conosciamo noi stessi.

“A volte pensi che per cominciare a vivere davvero devi prima capire chi sei, fare le scelte giuste, mettere tutto in ordine: ma alla fine la tua vita sarà  il modo in cui hai vissuto. Il modo in cui stai vivendo adesso.”

Eugenia è una donna che porta un bagaglio pesante e non riesce ad alleggerirlo nel corso della sua esistenza, non abbastanza da godere delle sue qualità e dell’amore che la circonda, non abbastanza da essere felice. Forse col tempo potrà imparare.

 

Cristina Carlà


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