Nuovo amore, nuova vita!

Cuore, mio cuor, che cosa ti succede?
che cosa mai t’opprime cosí forte?
Oh quale strana, quale nuova vita!
Davvero non ti riconosco piú.
Bandito tutto quel che prima amavi
bandito ciò per cui ti rattristavi,
pace, lavoro dileguàr d’incanto…
Oh cuore, come sei venuto a tanto?

T’avvince questo fior di giovinezza
e ti seduce quest’amabil viso;
con potere infinito t’incatena
quel suo sguardo spirante gentilezza
pieno di fedeltà, pieno d’affetto?
Se all’improvviso vo’ da lei fuggire,
se mi studio evitarla, ahi che all’istante
la mia via mi rimena a lei dinante!

E a questo fil fatato, che rescindere
ormai più non m’è dato, l’adorabile
folleggiante creatura fortemente
mi tiene avvinto contro volontà:
io devo in questo circolo incantato
vivere ormai del tutto a suo talento.
Dio, come grande questo mutamento!
Oh Amor, di nuovo libero mi fa!

Io penso a te

Io penso a te quando dal sen del mare
suoi raggi il sol dardeggia;
io penso a te quando al chiaror lunare
l’onda queta biancheggia.

Te veggo se la polvere s’innalza
sul lontano sentiero,
e a cupa notte, quando il cor sobbalza,
sul ponte, al passeggero.

Io t’odo allor che con sordo bisbiglio
cresce e s’innalza il flutto;
nel queto bosco io vo spesso, ed origlio,
quando tacito è il tutto.

Ti son dappresso, e a me tu sei daccanto,
benché lungi cosí.
Il sol tramonta, e sorgon gli astri intanto.
Oh, se tu fossi qui!

L’ultimo addio

Ahi! la mia bocca è muta, e gli occhi soli
a te dicono addio.
Quanto, ahi quanto mi è duro il sostenerlo!
Eppure un uom son io!

Tristo è il pensiero del tuo dolce amore
or ch’io men vo lontano,
e freddo il bacio del tuo labbro, e stanca
la man stringe la mano.

Una volta quando io ti stavo accanto,
qual dolcezza sentía!
Cosí mi rallegrava una viola,
che la prima fioría.

E nessun fiore piú mi riconforta,
e piú nessuna rosa.
Primavera già ride, o mia diletta,
sol per me dolorosa.

Wolfgang Goethe

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