Vincenzo Castella (Napoli, 21 aprile 1952) è un fotografo, chitarrista e regista italiano. Vive e lavora a Milano. Dopo studi di Antropologia Culturale all’Università “La Sapienza” di Roma, inizia la sua attività fotografica nel 1975. Uno dei suoi lavori più importanti è Geografia privata, fotografie a colori di interni domestici realizzate fra il 1975 e il 1982. Nel 1976 compie un viaggio attraverso il sud degli Stati Uniti, dove realizza, insieme a Lucio Maniscalchi, il film in 16mm Hammie Nixon’s People, imperniato sui colori e sui suoni della società afroamericana: uno squarcio di vita di una famiglia di bluesman. Girato intenzionalmente in un home-made style e della durata di 38 minuti il video-documentario è stato montato a Cinecittà nel 1979. Nel 2000 è stato presentato all’interno della rassegna “Film Interrupted” presso il cinema “De Balie” di Amsterdam. Dal 1980 espone i suoi lavori in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1991 pubblica il progetto Zone (fotografie dal 1983 al 1990). Nel 1997 comincia a lavorare all’opera Città Nomadi, sulle città occidentali contemporanee. I suoi lavori sono conservati nei maggiori archivi e collezioni pubbliche e private. Espone alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano. Dal 1994 lavora al progetto “Buildings”, ritratti urbani scattati da posizioni molto elevate, ma mai aeree. Collabora con la galleria di Pasquale Leccese “Le Case d’Arte” di Milano e la “Paul Andreiesse Galerie” di Amsterdam. Come chitarrista partecipa nel 1974 al disco di Alan Sorrenti Alan Sorrenti n°3, che contiene un’interpretazione della canzone tradizionale napoletana Dicitancello vuje, che riscosse all’epoca un discreto successo. L’atteggiamento di Vincenzo Castella nei confronti del contenuto del lavoro è profondamente diverso rispetto a quello degli altri fotografi di paesaggio. La sua è un’esplorazione che parte dai luoghi che meglio conosce: Napoli, Milano, per andare poi in altri siti d’Europa e del Mediterraneo. Fotografie possibili, prese da punti di vista che chiunque può avere. Castella non vanta, infatti, il privilegio dello sguardo. Già dai suoi primi lavori-a metà degli anni Settanta- è l’azzeramento dell’io narrante, momento precipuo della sua ricerca, nella quale non c’è soggettiva. Il colore è una parte fondante della ricerca, anche se al momento della ripresa le sue scelte non sono guidate da collegamenti cromatici: è, piuttosto, attento ai dettagli. Nei lavori sulle città dei quali si occupa dalla fine degli anni Novanta, l’unità di misura è il building. La città è un linguaggio e la fotografia è un’invenzione che scaturisce da essa. In recenti lavori come Cronache da Milano, realizzato con il gruppo Multiplicity e proposto ad Art Unlimited del 2009 con Studio La Città, sono fotografati palazzi e punti della città dove sono avvenuti episodi di cronaca nera.

 

Vincenzo Castella. Monte San Giacomo, Salerno, dalla serie Geografia privata, 1982

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Vincenzo Castella, Monte S. Giacomo, from the series „Geografia Privata“, 1982. Deutsche Bank Collection. © Vincenzo Castella

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Vincenzo Castella, Monte S. Giacomo, from the series „Geografia Privata“, 1975. Deutsche Bank Collection. © Vincenzo Castella

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