Solo, come un cane, Diego mangiava una pasta; una pasta, una qualunque, era il pasto giornaliero di Diego, una pasta al pesto. Quando tornava da scuola, il liceo più vecchio del paese, Diego voleva assolutamente il pesto, a lui bastava anche solo vederlo; Sonia, la sorella di Diego, sarta e figlia d’arte da lunga generazione proponeva un “chè” con il pesto a Diego. Che? Cos’è “chè”? Diego desiderava anche ma non solo vedere il pesto ma anche assaggiarlo, a lui andava bene con qualunque cosa, l’importante era mangiarlo. Sonia si svegliava ogni mattina al canto del gallo, un gallo a dir poco strano anche perchè metteva in funzione i suoi organi destinati alla produzione di quel suono solo alle nove! I galli “cantano”, se questo termine può essere utilizzato in questo senso, sempre presto, molto presto, molto molto presto, che gallo stravagante!!! Torniamo a Sonia. Ella muoveva le sue membra dal giaciglio, al primo canto del gallo. Ma quando il gallo sta effettivamente cantando? in quale preciso instante? In quale preciso colpo di pistola? La natura odia gli spigoli. Il gallo allora canta quando emette il primo “chi” oppure cosa??? Ogni mattina Sonia rifletteva su questo cavillo, ogni mattino, ma stranamente per quanto assurdo potesse sembrare si svegliava alle nove in punto, puntuale più di un orologio a vapore. Sonia quindi si svegliava ogni mattino al medesimo istante. Il tempo non cambia, è immobile, è una bambola, immobile sempre! Una bambola che non parla. Diego, fratello di Sonia, abitava con lei medesima, dividevano un piccolo appartamento in un nuova via di Milano, nuova per modo di dire, nuova per loro. L’appartamento poggiava su altri 3 piani,in verticale, era sulla cima di una torre. Una torre spigolosa, per questo nuova. Si arrivava al loro appartamento, arrampicandosi per una seria di scalini, di numero molto maggiore rispetto alla lunghezza della scala, sembravano tanti denti. La madre di Diego e Sonia, Dalila era “scomparsa”, termine più elegante che sostituisce “morta in seguito ad uno stupro”, 2 anni prima; il mestire di Dalila, colei che diede respiro ai 2 rami dell’albero, non era mai stato chiaro a nessuno; era infatti cameriera ma al tempo stesso era sarta e cuoca del padrone, ma non in successione, tutto contemporaneamente sfidando quindi le regole più elementari della logica. Stirava, cucinava, ricamava, quando finiva di fare uno faceva l’altro e quando era possibile farli conteporanemente 2, o addirittura 3, cose impossibili. Dalila, lasciò così la vita reale per tuffarsi in questa seria continua di eventi, quindi fare l’ingranaggio di un complesso macchinario vecchio di 25 anni. Il suo cuore, il suo cervello ballavano allo stesso ritmo.

 Un racconto breve di Giovanni Sacchitelli (Foggia, 1988)

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