Le vecchie coperte purpuree, ricamate a mano, dondolano appese ai davanzali.

La gente è affacciata al balcone e soffia dei baci stringendosi le mani al petto quando la statua della Madonna passa vacillando, sorretta da uomini eleganti che con la testa bassa e le dita avvinghiate al baldacchino si fanno largo per le strade affollate.

I fedeli si accalcano sui marciapiedi, gli occhi brillano, riflettono le luci dei lampioni e la speranza che la loro supplica venga esaudita. Il corteo sfila, mastica qualche parola delle litanìe, ridotte a poltiglie irriconoscibili, i volti illuminati fiocamente dalle fiaccole. Io sorrido, poi guardo la mia minuscola nonnina che con gli occhi bassi ignora le chiacchiere della gente, i cellulari che squillano, la puzza di sudore coperta dalla mistura di talco, naftalina e lacca.

Lei pensa a recitare le preghiere che le hanno insegnato tanto tempo fa, mentre sta attenta a non inciampare nei dislivelli dell’asfalto. Continuo ad osservare il variegato paesaggio umano, poi lo sguardo nella sua ricerca, riesce a scovare qualcosa.

Un uomo che riconosco. Anche lui cammina in processione, sulle spalle ha un bambino, le tempie lucide e imperlate di sudore mentre i capelli lunghi gli ricadono sulle spalle sfiorando le cosce paffute che lo abbracciano. Addosso ha una maglietta dei Black Sabbath. Lui mi guarda e si rende conto che probabilmente solo io in quel marasma sibilante, ho notato la stranezza di quella scelta. Gli sorrido, mentre continuo a camminare senza meta.

La copertina: Heaven and hell, Black Sabbath

 

 

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