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“Posso andare”, dico ad alta voce e con i polpastrelli traccio due righe bagnate verso le tempie. Il bagliore del cinescopio, le pupille dilatate, non ricordo. “Dove sono?”. Mille luci soffuse riemergono dal buio, come se fossero sott’acqua, negli abissi. Piano piano si fanno più nitide, le posso scorgere mentre si allineano sotto il soffitto affrescato, sulla balconata dei palchi e del loggione, tutt’intorno tra le tende color porpora.

“Se questa è pazzia c’è del metodo in essa”.

Lo guardo prendermi il gomito dolcemente per aiutarmi a scendere verso il foyer, poi mi sussurra qualcosa all’orecchio. Con il labbro inferiore mi sfiora il lobo e mi sorride. Un sorriso sagace, obliquo. Salutiamo delle persone, donne avvolte in stole di pelliccia talmente profumate da farmi starnutire.

Continua a sorreggermi delicatamente. La sua forza sa dosarla bene. Mi piace sapere che potrebbe piegarmi se volesse. La sua virilità, il suo tocco caldo e freddo mi irrigidisce e riempie il basso ventre di un pizzicore dolce. L’aria umida della sera mi avvolge tra le sue spire spazzando via l’intenso odore fruttato che sento ancora. Un brivido mi attraversa la schiena mentre lui vi appoggia il palmo con le dita aperte che tamburellano sui ricami della giacca. “Andiamo a prendere un gelato?”. Scuoto la testa. Chiudo gli occhi inspirando e sorridendo, ha capito. “Allora prendo la macchina, tu aspettami qui”. Non voglio che si allontani, il luccichio dei lampioni nascosti tra i rami mi confonde, il parcheggio è in penombra, un’oasi tra due grosse strade trafficate. Cerco di richiamarlo ma non mi ricordo il suo nome.

“Lascia che ascolti tutto quello che hai da raccontare, lascia che io beva febbrilmente ogni parola che pronunci, sussurri ricolmi di terrore come se avessi la canna di un fucile puntata alla tempia. Io voglio solo ascoltare, ghermirti, possedere la tua anima e leggere i tuoi pensieri nascosti. Non voglio altro, non mi serve nient’altro che questo per sentirmi felice. Perché poi potrò piegarti fino a quando non ti sarai spezzata dentro e fuori. Lascia che io penetri attraverso ogni singolo poro della tua pelle, che mi mescoli al tuo sangue. Lascia che mi nutra dei tuoi ricordi più belli e che al loro posto vomiti storie assurde, vite che non hai mai vissuto. Come una droga potente, fino a quando non sentirai il molosso dell’astinenza catturarti senza lasciarti più andare”.

Obbedisco, consapevole di non potermi ribellare. Spengo la tv e rannicchiata in una coperta mi addormento sfinita.

La copertina: Biophilia, Björk

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