Il bello ed il brutto del viaggiare in aereo sono rinomati. Da una parte ti spezzi la schiena con i voli transcontinentali ed acquisisci la mobilità di un novantenne artrosico; dall’altra sfiori la schizofrenia e l’idrofobia a causa della cinquantina di ore di media in cui non chiudi occhio… Ma grazie a questo prendi molto più di qualsiasi altro passeggero. Quel poco che ho visto di Doha si è rivelato semplicemente la punta dell’iceberg, dato che la visione d’insieme che può donarti un volo a bassa quota non ha eguali rispetto quel che vedi in giro: dall’aeroporto in poi ho trascorso tutta la notte ad osservare ciò che scorreva sotto di noi, e l’unico rammarico è quello di non poter (mia costante, pare…) fare foto di notte a causa dei devices che porto con me che non supportano quel tipo di visione – prima o poi avrò una Nikon.
È stato qualcosa di quasi indescrivibile. La parte ricca di Doha, come tutto l’estesissimo groviglio di arcipelaghi ed isolotti affusolati che seguono hanno un che di magico ed affascinante, specialmente la sera. Una fila di luci arancioni disegnano ghirigori per tutta la loro lunghezza, e i grattacieli scintillanti creano suggestività in chi li osserva. Ma la cosa più bella credo sia proprio nelle isolette viste dopo, dove il totale buio attorno entra in contrasto con quelle file di luci, dove ti tanto in tanto, ancorate alle coste, delle piattaforme simili ad imbarcazioni (abitazioni? locali turistici?). La vista delle Mauritius e delle Seychelles ha salutato la mia alba, e la riflessione su quanto ci sia da scoprire in ognuno di questi posti mi ha accompagnato per tutto il tragitto. Ci sono troppe cose a questo mondo da vedere, scoprire, vivere! Il che mi rende entusiasta e grato al tempo stesso!
Dopo un tempo che mi pare interminabile, finalmente si arriva a sorvolare Oz! La regione del Western Australia è altrettanto suggestiva, con le sue luuunghe strade senza svincoli che corrono dritte ed isolate per centinaia di chilometri, più i vari colori a chiazze che danno vivacità al territorio, come se l’intero continente fosse la tavolozza con cui Dio ha dipinto il resto del mondo (la forma stessa un po’ ridà alle vecchie tavolozze dei colori ad olio – per l’Antartide li aveva finiti). Una strana sensazione mi prende, quasi come se non mi importasse più di tanto cadere seduta stante con l’aereo, poiché avrei concluso il viaggio nella meta che ho da tanti anni. Una strana serenità che da un lato ripaga dello stress e l’anchilosamento del viaggio, e dall’altro mi ha fatto tornare l’appetito. Fino a stanotte sono stato malissimo, con febbre e conati, ma stamattina pare vada molto meglio, probabilmente perché – stremato – ho chiuso gli occhi per un paio d’ore. Lo staff della Qatar è molto competente e professionale, ed il responsabile mi ha preso in simpatia e mi ha fatto preparare pasta per pranzo (no… Non la commenterò… Meglio evitare ed apprezzare il gesto), mentre chiacchiero con le signore gallesi che ho accanto con il mio inglese tanto discutibile quanto divertente. Il bello è che mi capiscono tutti lo stesso! Siamo diversi italiani in aereo tutti partiti da Roma con lo stesso volo, ed ovviamente ci ho fatto amicizia… Non ci sta nulla da fare: quando ci sono da due o più italiani nello stesso posto, lo si vede dal livello di baccano che si crea, tipico del fraternizzare tra di loro quasi fossero compagni da una vita intera… Credo sia questa nostra caratteristica che ci ha aiutato nei secoli.
Fuori dal finestrino la notte avanza, ed il cielo cambia assumendo sfumature strane, che le foto non rendono minimamente. Più avanzo più tutto ha il suo perché. Questa sensazione di essere in movimento, di vivere la dinamicità ha un’azione stranamente serena ed euforica al tempo stesso nel mio cuore. È quel che ho sempre voluto fare, ed ogni volta che l’ho fatto la sensazione era la medesima. Il Supertramp che è in me scalpita in attesa di scendere dall’aereo (magari atterrando normalmente e senza precipitare!).
Dall’alto Melbourne si presenta… Enorme! Mi sembra d’aver capito che il centro si estenda per più di 150km, e le luci del centro contrastano con gli spettacolari sobborghi illuminati solo agli incroci. Ho tutta la notte per girare e vedere quanto si può, dato che domattina si riparte ancora: destinazione Adelaide, la “Babilonia” d’Australia!

Federico Ferranti

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