Un bicchiere di vino… il chiodo addosso e le strade di Londra deserte… come il suo cuore anoressico e incapace, immenso e vuoto cielo sulle ciminiere..orde di pensieri in contumacia e la finestra di fronte sprangata con i femori-gli sembra così. Le vede qualcun’altro le fumose falangi di nuvola che macchiano la luna? Stasera è più argentina dei pesci,più triste delle vedove… e scivolano le dita sul ventre, come avide serpi corallo che avvelenano lo spirito…questa carne intrisa di bile che impera sui rivi smunti di tutte le lacrime che non sa versare: fiumi d’inchiostro, nell’ossidiana notturna…da sempre olocausto di una cornucopia svilente…e tutte le donne tra i fianchi, prese e innalzate tagliate a pezzetti nascoste dimenticate….e il cristallo delle sorgenti lo insulta beffardo-gli sembra così…un sentire permeabile, voluttuoso, parallelo…come di altri mondi più santi e blasfemi…il tabacco nelle narici, baffi di gatto sui calcagni..ricorda gli odori come i cani da caccia…voltarsi tra la gente e cercare un volto….e ripensare poi agli occhi gialli di quel lupo, quando pisciava in un ruscello, un tramonto senza paura di mille anni fa: non l’avrebbe sbranato…era quieto come la vescica sgonfia… il desiderio di un solo corpo che si frammenta in mille altri…non c’è perdenza nel marketing sessuale delle bandiere pirata…non c’è purezza oltre i suoi libri…e ci sono poesie bellissime che parlano di violini e cosce serrate…vede il fondo del bicchiere: caleidoscopio rovente d’incubi e delizia…vortici di parole inutili che gli stuprano l’anima e colori mai visti…Gerusalemme lontana…e avrebbe voluto dormisse sul suo petto rapace…toccandogli la cassa toracica, alata come Cristo…tornare dai discorsi alle lenzuola, inversione fraudolenta per civette…e maledizioni e preghiere…e il sapore della sua fica sotto gli alveoli..e scegliere altro per necessità e non affogare nei suoi occhi d’oceano…portarsi oltre Gibilterra…perchè non può inginocchiarsi, nè chiedere…perchè sarà già domani e nuovi reflussi lo spingeranno altrove, mendicante di sogni…sarà lì come una piccola ape furiosa che difende le arnie…e regina e operaia…radicale e imperfetto come le mandragore e i cartelli sbiaditi…e un cumulo di mattoni forati che l’ hanno salvato…e la stanza verde che gli ha tolto tutto, quella bianca ridato qualcosa….il ritratto di kafka, le sedie di metallo…e vomitare veleni in un sacchetto di nylon sempre con sè…stomie cerebrali…figure mitiche e alterchi con gli specchi….vivide mani tese che ha stretto così forte…portare luce e acqua a vivai altrui per non sentirsi in colpa…come Giuda impiccato e le lacrime di Caino…ma il debito col mondo non può capirlo nessuno…destarsi al primoo raggio di sole come un masai…avere tributi e latte di capra da versare…mostri da sgozzare, ogni giorno, ogni giorno…e l’ultima goccia di vino rapprende la gola….e l’ultimo xanax buttato nel cesso…perchè non è così che sarà libero…non è così… L’harley davidson schiantata, piantagioni d’ossa…e Rossana maledetta sui tacchi a spillo a fare gola..come l’ultima goccia di weiss…e non capirà un cazzo, perchè le donne non capiscono- gli sembra così…dipingendo il suo volto cattivo col grasso dei motori e poi strappare il foglio…ripensare alle notti rapite a quel sorriso altezzoso…corrugare l’eretica fronte e sfilare mutande di pizzo dai manichini… come se qualcosa potesse davvero colmare l’abisso, come se valesse davvero la pena ferirsi sugli spigoli dell’inganno…l’agguato dell’alba riluce sulle imposte e una strana quiete… come d’oloturia che sputa le viscere per difendersi per poi cercare un riparo e dare tutto il tempo necessario ai tessuti per rigenerarsi-l’ha letto in un libro, deve essere così..complice il silenzio precipita dolce su coltri azzurre…degradano i toni dal Prussia al blu Pervinca… e dorme Henry Bauhus su guanciali di lana vergine…salperanno altre navi dai golfi del pensiero, domani…

Delia Cardinale

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