LIGHTNING BOLT – PEARL JAM

Può essere la delusione per un movimento politico in cui hai creduto.

Può essere l’amore per una donna, ormai perso.

Può essere la nostalgia per l’autunno che ruba il palcoscenico all’estate.

Qualsiasi di queste sensazioni di irrimediabile disillusione alberghi nel tuo cuore, troverà respiro in “Lightning bolt” dei Pearl Jam.

Del resto Vedder l’aveva detto, quando la sua band aveva pubblicato “Backspacer”: era in un periodo di insolito ottimismo. Erano i tempi delle grandi speranze riposte in Obama, gli inizi della storia d’amore con la modella Jill McCormick, la figlia Olivia nata da poco.

Eddie cantava

“Non fosse stato per l’amore sarei già affondato

l’ho visto funzionare in un verso e nell’altro, ma ora sono su

e cavalco le onde

e mi sento come se avessi

un’anima che è stata salvata

mi sento come se avessi

messo via la mia tomba prematura”

 

E allora qualcosa dev’essere andato storto, nel frattempo, se il frontman di Chicago è passato dalla sensazione di onnipotenza che gli dava voglia di mettere tutto a posto per chi gli stava intorno (Quando qualcosa diventa scura / lasciami mettere una piccola luce sopra / Quando qualcosa è fredda / lasciami mettere una fiammella / e se qualcosa è vecchia / voglio darle una scintilla / o per qualcosa che se n’è andata / io lotterò per farla tornare) al grido con cui chiede senza mezzi termini di essere lasciato in pace (Qualche volta forse tu avrai bisogno di mettere tutta la tua fiducia / in qualcosa in cui non c’è fede / ma ciò che è mio, è mio, e le tue idee non prenderanno il suo posto / Quindi per favore vattene via).

Si avverte un certo fastidio nei confronti della religione, della religiosità e della fede (se vuoi pregare per me va bene / ciascuno di noi pensa con un cervello diverso / ma togli le tue mani dal mio piatto / io ho un mio modo di credere) tema che è sempre stato presente nelle canzoni dei Pearl Jam. Ma se già in questi versi si nota, comunque, un’ammissione che una certa spiritualità esista, sebbene profondamente diversa da quella indicata dalla (o dalle) chiesa, in “Mind your manners” l’idea è ancora più forte (Auto-realizzato e redento spiritualmente / potrei non vivere dopo la morte / potrei non riuscire a risolvere il mistero / che c’è dietro l’angolo / potrebbe essere molto più grande di noi stessi / potremmo indirizzare questo desiderio al cielo / o fare qualcos’altro / ma non dirmi mai più / di stare attento a come mi comporto).

 

Messa da parte la parentesi “religiosa” si entra nel vivo del mondo disilluso di Vedder, a partire dal solito vecchio tema della sua figura paterna (Vengo da un genio, sono il figlio di mio padre / purtroppo era uno psicopatico e io sono sulla sua stessa strada).

 

Ma se “Father’s son” ricorda vagamente i temi già toccati in “Alive” o in “Betterman” (anche se ora, finalmente, si parla del suo vero padre e non del patrigno), è in “Sirens” che il lontano passato torna con prepotenza. Sembra di risentire l’urlo pieno di pathos di quando Vedder vedeva tutto “tatuato di nero”, quel finale di canzone che forse rappresenta uno dei momenti più significativi della carriera dei Pearl Jam (lo so che un giorno avrai una vita bellissima / so che sarai una stella nel cielo di qualcun altro / ma perchè, perchè non può essere il mio?).

Infatti quelle sirene il cui suono “riempie distanze nella notte / e rimbomba, sempre più vicino, e forse la prossima volta suoneranno per me” ricordano tanto le risate dei bambini in “Black” (faccio una passeggiata, fuori / sono circondato da alcuni bambini che giocano / posso sentire le loro risate, ma allora perché mi ustiono?). Ed è più avanti che si trova l’affinità più eclatante: “ogni scelta, ogni errore che ho fatto non è stato un progetto / per vederti nelle braccia di un altro uomo / ma se deciderai di restarci, io capirò, e aspetterò”.

 

Deve averne viste, di storie d’amore tormentate se nella title track il cantante parla a un fantomatico amico (o a se stesso?) e gli descrive così il suo rapporto con la sua donna: “Cercava un posto dove atterrare / ti ha chiesto: ‘hai della sabbia?’ / ma qualsiasi cosa avessi risposto lei l’avrebbe presa come un sì / adesso lei ti segue / con i suoi semi appena piantati / tu sei inginocchiato e scavi una fossa per loro / ma poi, prima che tu te ne renda conto / le erbacce saranno cresciute a dismisura con tutti i semi selvatici / che lei ha disseminato mentre dormivi”.

 

E la delusione, probabilmente politica (il riferimento a Obama sembra lampante quando parla di terza ‘seconda opportunità’), si fa cocente in “Infallible”: “A volte sono proprio le cose più grandi / che iniziano a scivolarci dalle mani / è proprio pensando di essere infallibile / che provochiamo il destino / vorresti una terza ‘seconda opportunità’ / hai messo la tua fiducia in mani così grandi / e non hai pagato più di uno sguardo / tutte le cose migliori finiscono / questa potrebbe essere buona se lo facesse / com’è la vista dal recinto?”

 

Passando per gli alti e bassi di “Pendulum” (non puoi sapere cos’è l’altezza / finchè non sei stato così in basso) si arriva al cuore dello sconforto: “Sleeping with myself” sembra parlare in tutto e per tutto di un amore tradito (Avrei dovuto saperlo che c’era qualcun altro / sotto sotto me lo sono sempre nascosto / ora non credo più in niente / non oggi, che sto andando via da te / e dormirò da solo, stanotte / … / sarò per sempre triste e solo / non sarà mai più lo stesso / chiudo gli occhi e aspetto un segnale / ma sto aspettando invano?)

 

Ma è proprio nel momento più nero, in cui sembra non ci sia più niente da fare, che si accende una piccola speranza: “il cielo si fa scuro / con le tutte stelle cadute / da così lontano / una lapide incisa / i colori che diventano grigi / il bianco e nero che scompare / e una luna gialla che sorge / una luna gialla che sorge”.

 

E sul sorgere di questa pallida luce si chiude l’album, con un’inaspettata ballata carica di nuove speranze che, non a caso, si chiama “Future days”.

 

“Tutto ciò di caro che ho mai trovato

non l’ho trovato da solo

provaci, e qualche volta ci riuscirai

a fare di me un uomo

tutte le parti di me perse o rubate

non mi servono più

 

Io ci credo

e ci credo perchè vedo

i nostri giorni futuri”

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